Le bandiere esistono e sventolano prepotentemente lasciandosi riporre rispettosamente in panchina e poi dispiegandosi con autorevolezza quando la patria (quella calcistica, sia chiaro) chiama… Non è mai stato semplice vivere da Paolo Cannavaro, con quel carico di pregiudizi che ne ha caratterizzato l’esistenza, ma la rivincita (basta quella, senza dover approdare alle «vendette») è un piatto consumato freddo, lungo un percorso cominciato addirittura nel secolo scorso – praticamente in fasce – e che non prevede ancora deviazioni, almeno sino al 2015, come racconta un contratto firmato. Il pallone d’argento de «la Loggetta» (sia concesso un filo d’ironia) s’è scrollato dalle spalle una serie di luoghi comuni, ridotti a frasi fatte, e dopo essere stato il fratello di Fabio, e dopo aver dovuto dimostrare – e sempre, e sistematicamente – di essere da Napoli, e dopo aver conquistato il posto da titolare prima con Reja, poi con Donadoni, infine con Mazzarri, ha avvertito intorno a sé un’eccessiva distanza dall’epicentro dei pensieri collettivi, nel particolare delle riflessioni societarie, forse pure nella considerazione ambientale. Le sensazioni passeggere – ma suffragate da una serie di chiacchierate al mercato concentrate proprio intorno a Cannavaro – sono evaporate attraverso quel processo meritocratico (e magari anche in virtù del desiderio-esigenza di turn over) che Rafa Benitez applica alla pari dei suoi predecessori e che ha riconosciuto al capitano il ruolo d’attore protagonista in una squadra nata per stupire. Napoli-Atalanta ha scacciato via con un colpo solo quegli spifferi d’aria gelida d’una estate inquieta, immalinconitasi a Londra e poi accartocciata intorno ai fantasmi d’un divorzio annusato in quell’aria greve che s’avvertiva e che ora sembra di nuovo fresca, persino salubre. Il venticello che ha spazzato via i retropensieri ha soffiato per un’ora e mezza, sabato, ed è servito per irrorare il curriculum vitae di Paolo il caldo («per giocare qui servono sei….»): nel suo piccolo, un esempio…
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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