Macché fratello d’arte. Trent’anni sono l’età giusta per mettersi a sognare in proprio. «Mondiale e Pallone d’oro? No, grazie. Scelgo lo scudetto da capitano del Napoli». Paolo Cannavaro non prova invidia per i trionfi di Fabio. Si è soltanto messo in testa di completare l’albo d’oro di famiglia e diventare una bandiera. «Il mio cuore è azzurro, ma non basta indossare sempre la stessa maglia per rimanere nella storia di una società. C’è bisogno di più: ora devo vincere qualcosa».
La sfida scudetto contro il Milan arriva nel momento giusto, allora.
«Niente etichette, ma di certo sarà una gara diversa dalle altre, contro il Milan. Tutta Napoli sta provando delle sensazioni speciali, ai nostri tifosi mancavano da una vita».
Infatti vi seguiranno in diecimila, a San Siro.
«Ed è un motivo d’orgoglio, lo dico da capitano e napoletano. Negli ultimi anni ho visto i ragazzini giocare per strada con le maglie di Milan, Inter, Juventus. Ora si sono rimessi quella del Napoli, significa che li abbiamo riconquistati».
Non solo i bambini, pure gli adulti: la squadra di calcio è il fiore all’occhiello della città, vero Cannavaro?
«Già: Napoli convive con tante difficoltà, ma almeno il calcio funziona benissimo. Le nostre vittorie sono un’occasione di riscatto».
Per lei è anche una scommessa vinta: quattro anni fa accettò di ripartire dalla serie B, pur di tornare a casa.
«Ebbi fiducia in De Laurentiis e non me ne sono pentito. È molto raro, nel calcio, vedere un progetto che si realizza. Invece nel Napoli sta succedendo».
La crescita è già completa o c’è ancora da lavorare?
«Ce lo diranno le ultime dodici partite del campionato. Ma qualcosa sta cambiando, in campo avvertiamo che gli avversari ci temono: significa che il Napoli è ritornato».
Il prossimo ostacolo è San Siro: sa da quanti anni il Napoli non riesce a vincere in casa del Milan?
«Ero bambino, la vittoria del 1986 non me la ricordo. E ho un vago ricordo pure delle successive sfide scudetto contro i rossoneri. So solo che non credo al tabù: non è vero che a San Siro ci tremano le gambe».
Da cosa dipendono le sconfitte del Napoli a Milano, allora?
«Dalla forza degli avversari: del Milan e anche dell’Inter».
Lei è tra quelli che non parlano di arbitri.
«È un lavoro molto difficile Mi auguro solo che contro il Milan non ci siano degli errori gravi».
In molti accusano il Napoli di vittimismo.
«Macché: non protestiamo mai prima, casomai dopo aver subito un torto. E allora il vittimismo non c’entra».
È già un bel problema dover fermare Ibra.
«Ci vuole un cannone, per Ibra. Ma poi restano sempre Pato, Robinho e Cassano».
Il Napoli ha Cavani, però.
«Edy non si tiene, nemmeno in allenamento. Meno male che gioca con noi. Cavani vale Ibra».
E il Napoli vale il Milan, Cannavaro?
«Siamo secondi, qualcosa vorrà dire».
Vuol dire che il Napoli può lottare per lo scudetto?
«Siamo lassù e bisogna pensare in grande. La qualificazione per la Champions sarebbe già un grande traguardo, ma andiamo a Milano per giocarcela. Il Napoli non si pone limiti».
La Redazione
C.T.
Fonte: Repubblica
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