Dentro la storia: perché quelli son numeri che appartengono alle leggende. Lo è Attila Sallustro e lo è da ieri sera Paolo Cannavaro, che a quota duecentosessantasette partite approda al settimo posto nella classifica delle presenze degli d’azzurri di tutti i tempi.
La scelta di vita del 2006 è un traguardo da brividi, un’emozione autentica ma è anche una corsa ad oltranza, per arrivare sempre più in alto: cinque gare ancora e verrà ripreso anche Buscaglia e per il capitano sarà inevitabile scorgere il quinto posto. Ma Napoli-Genoa vale anche per Morgan De Sanctis, per la sua voglia matta di arrivare al san Paolo e di restarci il più a lungo possibile: centoquarantatré gare di campionato «pesano» eccome, soprattutto ora ch’è stato affiancato Dino Zoff, un fenomeno universale.
Cannavaro e De Sanctis è la «vecchia guardia», è il progetto partito da lontano e poi aggiornato a tappe, è la continuità che s’è presa la scena e non l’ha più mollata, tenendo duro nei momenti difficile e superandoli con entusiasmo e con perseveranza. Cannavaro è un tifoso che dalla culla decide di vestirsi d’azzurro, emigra, va a Parma, a Verona e poi, a un certo punto, a parametro zero, preferisce ripartire dalla serie B ma da casa sua per conquistare la promozione in A e poi vincere la coppa Italia e andare in Champions e indossare la fascia di capitano e arrivare a 267 maglie e un contratto che fino al 2015 chissà cosa può ancora permettergli; De Sanctis è un fans che osserva il San Paolo da lontano, da Guardiagrele, e decide che un bel giorno lì dovrà giocare, in quello ch’è stato il tempio di Maradona: centoquarantatré match alle spalle e il primato di imbattibilità interna strappato a Castellini, prima di «agguantare» Zoff.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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