Il progetto eccolo lì, un filo (azzurro) che lega un ciclo intero produttivo avviato con la polvere addosso del sottoscala e poi riavviato energicamente di anno in anno, affinché ci fosse continuità. Il progetto è un’idea coltivata sui campi (anche) spellacchiati della C, nello scantinato d’un football (quasi) d’altri tempi, perché in avvio fu Napoli Soccer se ricordate. Il progetto è in quelle facce che mostrano qualche ruga, nulla di preoccupante, però una volta eran giovanotti pure loro ed ora che sono maturi – o anche «matusa» – autentici centenari che ne ne hanno viste tante, la filosofia prende corpo ha un senso più sviluppato, dimostra che ci sono contenuti in quella corrente di pensiero avviata nel 2004 e arrivata sin qui.
GLI OVER 100 – Il premio longevità va a Gianluca Grava, che nel Napoli s’è infilato addirittura nel gennaio 2005, contro il Lanciano, pomeriggi cupi ed (ancora) amari, prima che risorgesse il sole: è a quota 176, mica male a pensarci bene; è alle spalle di Cannavaro ed Hamsik, nel computo complessivo, le bandiere che sventolano e che si sono prenotate per un bel po’ magliette da accumulare nella corsa ai top ten di tutti i tempi. Quando tutto ebbe inizio, attraverso un percorso da tener vivo e dunque da rinnovare, le qualificazioni in Europa League e in Champions, le corse per lo scudetto e la sbornia per la vittoria in coppa Italia parevano miraggi: il Napoli c’è arrivato assemblando un mosaico ch’è durato ed è ancora lì che corre, sull’erba di Castelvolturno, per andare incontro al Parma. E’ una squadra cresciuta attraverso l’applicazione di Salvatore Aronica, Totò per gli amici, che in quattro anni ha messo uno sull’altra 132 partite, 107 delle quali in campionato, giocando da centrale, da terzo di sinistra, da quarto di centrocampo; e poi s’è rinsaldato con la grinta e la muscolatura di Hugo Campagnaro, che sta aspettando la centesima in campionato ma che si è già spinto oltre la soglia fatidica grazie alle manifestazioni europee; e poi s’è cautelato tuffandosi nelle mani di Morgan De Sanctis, che resiste pure in Nazionale, tanto per sottolineare che la tenera età calcistica va affrontata con piglio autorevole e con severa applicazione quotidiana: una sola gara saltata – e per scelta condivisa – negli ultimi tre campionati, è approdato a 115 in A e a 140 nell’esito complessivo. Il Napoli «settebellezze» che dura nel tempo va su e giù per la fascia con Christian Maggio, un pendolino, una freccia azzurra, l’ennesimo simbolo d’una ipotesi di calcio trasformata in realtà. Cento di questi giorni, si diceva una volta: qui in parecchio corrono verso le duecento e qualcuno persino verso le trecento…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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