Diffidate dai tweet o dai messaggi sui social troppo diplomatici. Spesso nascondono il trucco. Quando parla (anzi scrive) invece uno come Paolo Cannavaro, 32 anni, 309 partite in A tra Napoli, Parma e Verona e 9 gol solo con il Napoli, una Coppa Italia, un contratto fino al 2015, le sua frasi sono stritolate, aggressive e mai banali. Ieri il difensore della Loggetta ha dato mostra di che tipo è. «Per giocare nel Napoli – ha postato all’ora di pranzo – ci vogliono 2 p… enormi. Io a volte ho pensato che addirittura ne avevo 4…ora invece mi accorgo che ne ho 6! Duro a morire nel bene e nel male!». I punti esclamativi si sprecano in questo messaggio e nascondono la grinta e le emozioni speciali che sta vivendo in queste ore il capitano (al momento non giocatore) azzurro. Forse un suo modo per caricarsi, per prepararsi al momento in cui tornerà in campo. Perché adesso inizia il turnover: in 21 giorni il Napoli andrà in campo ben sette volte.
E in quel momento lui dovrà dare il massimo. Come ha sempre fatto. È stata una estate particolare: l’incontro con Rafa Benitez e la scelta dello spagnolo di non inserirlo nella folta lista dei partenti. In questo nuovo corso non ci sono «titolarissimi» e quel posto in squadra persino Cannavaro dovrà meritarlo. Già, ma nel frattempo, lo meritano Albiol (ieri era il suo compleanno, con tanto di auguri del presidente De Laurentiis via tweet) e Britos. Ufficialmente non ha mai sbottato né si è mai lamentato. Con gli amici, si sa, le confidenze si sprecano e il mal di pancia per le due panchine di inizio campionato è difficile da nascondere. Confidenze, non interviste. E poi i tweet.
Il Napoli non ha mai preso in considerazione la sua partenza, le voci di interessamento di Milan e Inter sono stati solo ronzii di fine mercato. Mai De Laurentiis ha pensato di darlo via, mai Cannavaro ha pensato di andarsene. Soprattutto, mai un’offerta davvero concreta, a quanto trapela dagli uffici di Milan e Inter. Il messaggio di ieri è la carica che Paolo dà a se stesso. Cannavaro è legato al Napoli da un contratto per altri due anni: nonostante le richieste dei suoi procuratori, non ci sono appuntamenti per il rinnovo. Paolo prima era il figlio della città, ora c’è chi glielo rinfaccia. «In questi sette anni azzurri mi sono sempre difeso dagli attacchi mediatici sul campo mostrando la mia vera forza», ha sbottato subito dopo le critiche che gli sono piovute addosso dopo la gara con l’Arsenal a Londra. Sempre su Instagram.
Critiche, sempre critiche. «Non ho brillato, ma sono da tre anni protagonista. Era un’amichevole estiva dove si cerca la condizione per migliorare e iniziare bene il campionato», scrisse puntando il dito su chi aveva preso troppo sul serio quella partita amichevole di inizio agosto all’Emirates Stadium.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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