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Cannavaro, capitano d’acciaio

In questa stagione il capitano ha giocato tremila minuti

Capitano ovunque e comunque, nella buona e nella cattiva sorte. Gran bella cifra sul suo contaminuti, oltre tremila (3045 per la precisione) in questa stagione nel “pot-pourri” denso e sin troppo sostanzioso di campionato, Champions e Coppa. Capitan Cannavaro è un macchina difensiva che rasenta la perfezione, che non conosce sosta ed usura, con un fisico davvero “bestiale”, visto che quest’anno il solo suo acciacco (presto risolto) risale alla fine di novembre. Saltata la gara col Lecce e poi di nuovo a tutta lena, col corpo ma soprattutto con l’anima, un’anima sempre più profondamente azzurra. Il che fa 24 partite di campionato, sette di Champions e quattro di Coppa Italia. In particolare, in campionato (un gol, quello fatto al Cagliari), nel computo dei 2025 minuti giocati, vanno considerate le due sostituzioni ed un’unica entrata in corso.

DAL PRIMO MINUTO – Sostituito nelle due sfide col Genoa, è subentrato al redivivo Fernandez al 66°, otto minuti prima che il Catania iniziasse quella rimonta che in effetti un po’ brucia ancora, visto che è sempre più aperta la caccia al terzo posto in ottica Champions. Sì, ma niente a che vedere col suo ingresso in campo, poiché per le docce gelate prese dagli etnei, sul banco degli imputati andrebbe un intero blocco di saltatori. E quindi ecco pronto Paolino per l’ennesima sfida in chiave azzurro-bianconera, stavolta dal primo minuto, a presidiare lo spazio immediatamente antistante a quello del Pirata Morgan, a dettare i tempi ad i suoi compagni di reparto, a proteggere in prima battuta la porta e il suo guardiano. Insomma, visto che l’avversaria è quella principe e si chiama Juventus, tanto più proverà ad esorcizzare i fantasmi di quei cali di concentrazione che, ad intermittenza, hanno condizionato l’ultimo percorso del Napoli in campionato e Champions.
QUANTO VORREBBE… – Se ci potessimo intrufolare nel Cannavar-pensiero, ci accorgeremmo probabilmente che il desiderio confessabile (e perché no) del Capitano va ben oltre i sacrosanti propositi difensivi. Come mai proprio stavolta vi chiederete… Ma è presto spiegato. La vista del “bianconero” potrebbe risvegliare in lui ricordi sopiti ma mai persi. E riportare a galla anche l’istinto del killer oltre a quello del legittimo difensore. 27 agosto del 2006: il Napoli neo-promosso in B estromise la Juve al terzo turno di Coppa Italia. All’ultimo secondo disponibile dei supplementari, la prodezza in rovesciata del Capitano pareggiò i conti sul 3 a 3 e poi si andò ai rigori. Una cosa da stropicciarsi gli occhi, un colpo che lui ha nel suo repertorio, quindi non un’estemporanea improvvisazione. Finì poi 8 a 7 con il solito prolungato “Oj vita…” sugli spalti. Ora c’è Juve-Napoli di campionato e poi Juve-Napoli di Coppa: e, fra Torino e Roma, chissà…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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