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Campagnaro: “Voglio tornare a Napoli: qui impazzisco!”

NAPOLI. Altri due giorni, al massimo tre, poi Hugo Armando Campagnaro potrà essere un uomo libero di circolare dove vuole. Deve comparire in tribunale per essere interrogato dal giudice titolare dell’inchiesta, in merito al drammatico incidente del quale è stato protagonista la notte del 9 giugno. Precisamente alle alle 6,15 del mattino, ora argentina (le 11,15 in Italia). Il difensore del Napoli era alla guida del pick-up Toyota con il quale urtò una Volkswagen Polo. Nell’impatto frontale sulla Route 36, persero la vita tre persone, Soledad Lopez ed Hector Alvaro che erano nell’altra auto ed Escudero Castelli, suo amico da anni.

 L’accusa nei suoi confronti è di omicidio colposo aggravato e plurimo ed è stato costretto a pagare una cauzione di circa 340.000 euro (due milioni di pesos argentini) per rimanere in libertà. Campagnaro ha dato come garanzia due immobili, uno a Baigorria dove vive la sua famiglia e l’altro a Rio Cuarto, località che dista 30 chilometri da casa sua. Domani, al massimo mercoledì, dovrà rispondere alle domande del procuratore Walter Guzman, anche sulla base dei riscontri dell’alcol test, cioè il dosaggio del sangue per capire se era alla guida in stato di ebrezza. «Non ero ubriaco. Avevo cenato a casa mia, ma molto tempo prima che con i miei amici decidessimo di spostarci in auto a Rio Cuarto», Hugo Campagnaro si è chiuso nel silenzio e si confida solo con qualche amico italiano che lo chiama per conoscere le sue condizioni fisiche, ma anche per rianimarlo dopo la brutta botta. Nei giorni scorsi, quando è andato all’ospedale di Rio Cuarto per ritirare il referto medico da consegnare al Napoli, è stato attorniato dai giornalisti argentini alla ricerca di ulteriori particolari sull’incidente. Campagnaro si è defilato e poi si è confidato al telefono, spiegando qualcosa in più. Ha raccontato che quella sera aveva organizzato un asado a casa, con la sua famiglia e gli amici. Cena di buon ora e poi un giro per distrarsi: per un calciatore in vacanza è lecito. Di lì, la decisione di spostarsi a Rio Cuarto per trascorrere la serata in un noto bar casinò, “Howard Johnson Hotel & Casino”. Una normalissima serata con gli amici, senza bere, a spendere qualche peso nelle slot machine e poi il ritorno a casa, verso Coronel Baigorria, un borgo di 1.500 anime dove è nato e vive la famiglia. Ma di quel grave impatto frontale, auto contro auto, Campagnaro non ricorda più nulla. «Niente, un vuoto totale nella testa – ha spiegato telefonicamente – ma ora voglio tornare presto in Italia: qui divento matto». È molto provato psicologicamente, è molto giù di corda, ma non è depresso. È un uomo forte e al suo fianco ha il calore di tutti i suoi parenti vicino. Ma a Coronel Baigorria non c’è nulla, solo una scuola media in mezzo alle campagne, e Hugo si sente come un leone in gabbia. Non se la sente di uscire, di farsi vedere per strada, dove tutti lo guardano come chi ha provocato un incidente mortale. E nemmeno può organizzare qualche serata a casa sua, perché i vicini possono pensare che stia festeggiando. Il paese è piccolo e la gente mormora. Ecco perché vuole rientrare in Italia, magari insieme a qualche familiare per completare le vacanze fino all’inizio del ritiro. La sua speranza sarebbe quella di partire dall’Argentina al massimo il primo luglio. Intanto si attende il rientro a Napoli del medico sociale Alfonso De Nicola, tra stasera e domani dopo il tour da Campagnaro. Viaggio sollecitato dallo stesso presidente De Laurentiis, anche per conoscere le condizioni fisiche, oltre che psicologiche, del suo calciatore. Il medico sociale tornerà a Castevolturno con tutta la cartella clinica di Hugo, dalla quale si evince una piccola infrazione al bacino, che guarirà con un po’ di riposo. Campagnaro non può nemmeno allenarsi, non può uscire di casa, non può parlare con la gente. Attende da braccato il confronto con il magistrato: davvero c’è da impazzire.

Fonte: Il Roma

La Redazione
S.D. 

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