È passato tanto tempo, quasi un quarto di secolo. «Maradona mi definì il suo carceriere». Sorride adesso l’ingegnere Ferlaino, il presidente degli scudetti e della Coppa Uefa, mai più tornato al San Paolo dopo aver ceduto il club a Corbelli e Naldi nel febbraio 2002. Non siamo a certi livelli, perché il rapporto tra De Laurentiis e Cavani non si è deteriorato come quello tra Diego e il suo presidente.
Le tensioni esplosero nel 1989, quando Bernard Tapie, potente presidente del Marsiglia e futuro patron dell’Adidas, poi al centro di tante inchieste giudiziarie in Francia, decise che per il suo OM ci voleva il grandissimo colpo di mercato. Allora non c’erano né russi né arabi nel circo calcistico europeo, c’era Tapie con i suoi miliardi e suoi grandi progetti. Monsieur Bernard inviò a casa di Maradona l’ex allenatore Hidalgo, già ct della Francia e direttore generale del club. Convinse Diego, che cominciava a vivere una crisi esistenziale a Napoli, però non si rivolse direttamente a Ferlaino. Questi, da abile dirigente, prese tempo e assicurò a Maradona che avrebbe valutato la questione alla fine di quella stagione, terminata con la Coppa Uefa: un modo per lasciare la piazza e il giocatore tranquilli. Nelle foto e nei video della notte di Stoccarda, 17 maggio ’89, si nota Maradona dire qualcosa all’orecchio di Ferlaino. «Ma non gli avevo promesso che lo avrei ceduto al Marsiglia, non lo avrei mai fatto». Infatti, Diego andò via da Napoli 22 mesi dopo, scoperto positivo al controllo antidoping al termine della partita contro il Bari del 17 marzo ’91.
Maradona non si rasserenò con le belle parole, ma con i fatti, i soldi. Tanti soldi, oltre sei milioni di dollari, un assegno staccato dal Napoli per “ricomprare” il cartellino del giocatore, come richiesto da Coppola, il manager di Diego e suo compagno preferito nelle notte dei vizi, tra cocaina, alcol e prostitute. Fu l’unica necessaria concessione dell’ingegnere-carceriere, che avrebbe altrimenti rischiato di rompere anzitempo con Maradona, intenzionato a trascorrere lunghissime (e non autorizzate) vacanze in Argentina a pesca di dorados. Storie di quasi venticinque anni fa. Ma storie davvero del passato?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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