L’oro di Napoli è (anche) in quel sorriso smagliante che sparge allegria, nella felicità travolgente ch’è un virus contagioso, in quella dimensione onirica (collettiva) trascinante che esalta l’empatia. «E’ il sogno di ogni calciatore poter indossare la maglia della Nazionale ed era anche il mio: ho sempre sperato che prima o poi potesse toccare anche a me giocare per la Spagna e ora che ne ho la possibilità voglio ringraziare il Napoli, il mister, i miei compagni». In alto i cuori e pure i cori, perché in quell’alba d’un nuovo giorno, José Maria Callejon può cogliere lo sguardo ammirato e l’espressione compiaciuta del Napoli che gli sta intorno e che partecipa alla festa: «Ho appreso la notizia alla fine dell’allenamento negli spogliatoi e abbiamo subito festeggiato con i compagni».
A LUI. La «roja» è una favola che al principe azzurro (del gol) non poteva sfuggire: perché in quindici mesi attraversati a quella velocità elevatissima, abbattendo le statistiche e persino gli avversari, il Callejon in salsa partenopea ne aveva combinate talmente tante – e quasi tutte belle – da piegare le umanissime resistenze (e la gratitudine) di quel galantuomo di Del Bosque. La «roja» è di José Maria Callejon, ventotto reti (e fossero solo quelle) in una stagione e pochi spiccioli ancora, in una cavalcata esaltante nelle quali emergono le prodezze balistiche ma non spariscono – non posso – i capolavori d’umiltà delle «coperture», la capacità d’essere uno e trino e di fare l’ala o anche la seconda punta e persino, quando è servito, il difensore aggiunto. La «roja» è per un jolly ch’è un autentico affare, la sintesi della competenza, da ascrivere completamente a Rafa Benitez, piombato su Napoli con un’idea di calcio suggestivo da affidare a talenti altrove oscurati – come Callejon – o da formare – come Koulibaly – costati moto meno d’un sacrificio, nel contesto d’un calcio spendaccione.
L’ASSEGNO. La «roja» è per Callejon il premio per i sacrifici e per la disponibilità a «studiare», è un riconoscimento alla politica del Napoli evolutasi (o europeitizzatasi) con Benitez e capitalizzata attraverso un acquisto da otto milioni e ottocentomila euro (capito bene?), una cifra che «stona» in questo universo in cui si dissipano capitali e si fatucano a riconoscere i talenti. «E per questo voglio ringraziare il Napoli, il mister ed i miei compagni». La roja a Callejon, venti reti nella sua prima annata partenopea, tanto per non far sfigurare il proprio mentore che nella comprensibile diffidenza dell’estate del 2013 si sbilanciò profetizzando («vedrete, arriverà a venti reti») e altre otto, in questo fazzoletto di stagione cominciato con l’entusiasmo del passato e una promessa a se stesso: «Voglio arrivare almeno a ventuno gol».
PREZZO. La «roja» stavolta fa lievitare il prezzo d’un attaccante (solo un attaccante?) che però è fuori mercato, che De Laurentiis non ha voluto cedere in agosto neanche sotto la tortura di un offerta da ventidue milioni di euro da parte dell’Atletico, che dunque ha già visto quadruplicare il proprio valore e che per dimenticare il San Mamés e l’eliminazione dalla Champions, prim’ancora di ritrovarsi in «roja», quand’era «soltanto» azzurro, s’è lasciato andare. «Per lo scudetto possiamo ancora farcela, la strada è lunga…». El niño de «roja»…
fonte: Corriere dello Sport
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