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Callejon: “Perfetti a metà, terzo posto quasi nostro ma noi puntiamo la Roma!”

Se poi non dovesse bastare: un gol (di rapina), due assist (in perfetto stile personale) e quando mancano otto partite di campionato e una finale di Coppa Italia, va a finire che Benitez può vincere la sua personalissima scommessa e ritrovarsi con Callejon ai venti gol stagionali annunciati in largo anticipo. Se per caso non dovesse bastare: siamo a undici reti in campionato, tre in Coppa Italia e due in Champions League; e poi metteteci quei servizi per Zapata (a Catania) ma in assoluto sei passaggi decisivi, che fanno la somma, che fanno la differenza, che trasformano gli otto milioni ed ottocentomila euro versati quest’estate al Real Madrid nel vero, autentico affare dell’anno. «Siamo stati perfetti». Vero, verissimo: per quarantacinque minuti, c’è stata una sola squadra in campo, che ha dominato, che qualcosa ha concesso (perché se non lo fa non si diverte), che comunque ha strapazzato il Catania: e la firma, in calce, è quella di José Maria Callejon, che illumina, va dentro, concede a Zapata il tap-in, gradisce il cadeau lasciato a porta spalancata dalla strana coppia Andujar-Legrottaglie, poi si ripete, manda il nuovo «panterone» alla battuta. Il tutto, quasi in scioltezza, per non correre troppo sulla fatica, per chiuderla subito, affinché non ci siano più pericoli: e anche se finisce 4-2, con una tremarella (si fa per dire), ciò che resta del «Cibali» sono quarantacinque minuti ad altissima attenzione, in cui sulla destra il Napoli fa quel che vuole, perché l’uomo in più è lui. «Ottima partita con una partenza semplicemente inappuntabile. L’abbiamo voluta, questa vittoria».

CASSAFORTE – E l’hanno blindata, perché troppe volte la sindrome delle provinciali aveva colpito il Napoli e ormai non se ne poteva più, dilapidare sarebbe stato diabolico: dunque, 4-0 all’intervallo, con un Callejon mostruosamente bravo, che fa il pendolo, fa per sé e fa anche per tre e non si pone alcun limite, non ora che si può sorridere e che sono state cancellate le amarezze con il Porto e con la Fiorentina – due sconfitte che qualcosa avevano lasciato soprattutto nel morale – e si può pensare anche alla Juventus, la nobiltà in arrivo al san Paolo domenica sera: «Gustiamoci questa, che ci consente di procedere con il passo di chi precede: la Roma ha un bel vantaggio ma la stagione è ancora lunga e mancano ancora tante sfide».

 

FELICITA’ – Callejon, il señor del gol: Benitez l’aveva spinto oltre se stesso, oltre le proprie abitudini, persino oltre la vocazione d’un uomo che è destinato a soffrire, un gregario (quasi) però di lusso, una dimensione universale, uno che sa fare l’esterno di destra o di sinistra, il quarto difensivo e quando occorre anche la prima punta; uno che sa segnare undici reti in campionato ed è arrivato a quota sedici in stagione, quanto dovrebbe toccare ad un bomber raffinato o comunque navigato. E invece a Catania è ancora Callejon, che non si ferma, che vuole correre ancora e mica solo per accontentare il mentore, Benitez, ma perché nessuno può dire cosa si nasconda all’orizzonte: «Abbiamo giocato bene e raccolto in quarantacinque minuti, nella ripresa era giusto che ci fosse la reazione del Catania: ma abbiamo portato via tre punti che sono importantissimi. La qualificazione in Champions non è ancora nostra, ma neanche il secondo posto è stato assegnato: la serie A finisce a metà maggio». E Callejon non finisce mai.
Fonte: Corriere dello Sport
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