La corsa continua: e in quella braccio di ferro a distanza, con la Roma che mostra i muscoli dall’alto d’una supremazia indiscutibile, e la Juventus che s’esibisce una settimana sì e l’altra pure in una prova di forza, il Napoli s’adegua a modo suo, prendendosi ciò che serve – tre punti – contenendo i rischi con personalità e lasciando al Catania la consapevolezza d’avere dentro di sé gli argomenti per rinascere. A volte basta poco, un gol mozzafiato di Callejon, un capolavoro balistico di Hamsik: il resto è un piacere per gli occhi, pure per ciò che offre un’antagonista coraggiosa, capace di rimettere in piedi una partita che sembra già persa al 20’ e di agitare il sonno d’una vice-capolista che può anche placarsi ma senza mai seriamente staccarsi dal match.
LO SPETTACOLO – L’ora e mezza da brividi è vibrante, appassionante, ma ciò che accade in dieci minuti serve per stordire gli amanti del football, perché Napoli-Catania è nella coralità di chi attacca e di chi (in teoria) difende, perché Napoli-Catania è esecuzione di filosofie che Benitez e De Canio (per quel che può dopo una settimana di lavoro) possono con soddisfazione ammirare, perché Napoli-Catania è una spruzzata di adrenalina ma – innanzitutto – scherma calcistica. Seicento secondi: sembrerebbero un dettaglio esistenziale d’una serata e invece racchiudono emozioni straripanti offerte da un sinistro magnetico di Callejon (15’) che ipnotizza il San Paolo e vale l’1-0, enfatizzate da un sinistro ciclonico di Hamsik (20’) – pure quello all’incrocio di Andujar – e sostenute dalla “veloce” di stampo pallavolistico che Maxi Lopez ispira di tacco sulla sovrapposizione (che diventa) assist di Biraghi per il 2-1 con tap-in di Castro.
STRATEGIE – Prima e dopo, c’è un manuale snocciolato da Benitez e De Canio, c’è una sfida che si muove lungo il filo sottile d’un equilibrio che il Napoli sa trovare nella sua fase attiva e che il Catania esprime in quella passiva, tenendo Tachtsidis bassissimo, quasi ombra di Hamsik, e però ripartendo in ampiezza, quasi con un 4-3-3 offensivo. Le accelerazioni fanno male e quelle di Hamsik devastano (bravo Andujar al 18’) e allora a Legrottaglie viene chiesto di “accorciare” per raddoppiare con il greco.
OSARE – Tocca al Catania farlo e De Canio, che scopre un Maxi Lopez in più, vivo e brillante, prova a cambiarla con quelli che gli sono rimasti, infilando Keko a destra, spostando il baricentro ulteriormente e stuzzicando con un tridente mascherato: lascia campo, ed è inevitabile, trova Andujar (9’ st) reattivo sul destro di Higuain e poi ringrazia gli dei sul colpo di testa di Fernandez (10’) che libero da marcature la manda fuori d’un palmo. Il Napoli può concedersi il piacere del contropiede, dal quale si lascia ingolosire senza moderazione, ci prova da lontano con Hamsik (14’) “manona” di Andujar e però stavolta governa le coperture, perché non si sa mai e aspetta Higuain (destro, 16’, che il portiere strozza con il piede).
CONTROLLO – Gli sforzi si pagano e chi ha dovuto chiedere di più a se stesso è il Catania, ma il Napoli ha nelle gambe più partite ed alla distanza la spaccatura genera pathos ovunque: nell’area di rigore di Reina per un contatto Behrami-Castro, in quella di Andujar (26’) dove Higuain s’avventa come un falco al quale però sfugge il 3-1. I disagi del Napoli a destra (dentro Uvini per Mesto subito, in apertura) non sono svaniti e mica per caso De Canio inserisce Petkovic. Ma a dominare è la fatica, che impone di dosare gli scatti: basta quello al 94’, meno due dalla Roma, a braccetto con la Juventus. E con Madame è arrivederci a presto: sette giorni voleranno.
Fonte: Il Corriere dello Sport
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