Si è sbloccato a Genova con un gol dei suoi: tiro a volo implacabile su assist di Higuain. Ma Josè Maria Callejon Bueno non è ancora lui. O meglio non è il calciatore che stupì addetti ai lavori e tifosi con il suo rendimento da top player nella passata stagione: venti gol complessivi realizzati al primo impatto con la maglia del Napoli, quindici in campionato, due in Champions, tre in Coppa Italia. Per non citare gli assist che furono ben undici. Uno score che lo fece balzare al termine del torneo tra i migliori calciatori del campionato italiano, perlomeno tra i più sorprendenti rispetto alle previsione. Al Real Madrid era considerato un ricambio di lusso ed il Napoli, grazie a Benitez ed ai buoni uffici del procuratore Quilon, era riuscito ad acquistarlo per una cifra neanche così esosa: intorno ai dieci milioni di euro. Tra Callejon e l’azzurro era sbocciato un feeling forte e sincero.
Ma qualcosa è cambiato durante il ritiro estivo a Dimaro e soprattutto prima e durante le gare di play off per la Champions League con l’Athletic Bilbao. Callejon non era sereno interiormente. Le voci di mercato e le proposte di ingaggi-super provenienti da Spagna ed Inghilterra lo turbavano in continuazione. L’Atletico Madrid insisteva. Era pronto ad offrire a De Laurentiis più del doppio versato al Real l’estate prima; e Mourinho avrebbe fatto carte false per riaverlo a disposizione e portarlo al Chelsea in Premier League. Chiunque avrebbe sbandato di fronte a quelle proposte e quelle cifre decisamente da capogiro. Soprattutto se da parte del Napoli non traspariva alcuna intenzione di voler ritoccare il contratto. E Callejon, pur non manifestandolo apertamente, ha cominciato a nutrire dubbi sulla permanenza in azzurro per un altro anno; ha iniziato a tradire qualche nervosismo di troppo, placato in parte dall’intervento di Benitez; si è rassegnato a rimanere dopo aver saputo che il Napoli non intendeva cederlo e l’Atletico Madrid si era fiondato su Cerci.
Ma il nervosismo latente ha inciso sulle sue prestazioni. Callejon non era più lui e si notava lontano un miglio: impreciso, poco reattivo, spesso avulso dal gioco. E dopo un buon avvio nelle amichevoli precampionato, ecco l’appannamento, il calo di rendimento. Per molti, inspiegabile. Per alcuni, comprensibile. Calleti, dopo i venti gol del campionato precedente, sperava di approdare in un club che potesse assicurargli una ribalta più prestigiosa ed un contratto più consistente di quello che aveva. Sperava magari di tornare a Madrid ed esibirsi sulla sponda opposta, nell’Atletico allenato da Simeone. E quando nei giorni scorsi è venuta fuori la voce che sarebbe stata la moglie a spingere per tornare in Spagna, immediata la rettifica, la smentita, il chiarimento. In realtà, l’intenzione primaria della famiglia Callejon era quella di divincolarsi dal Napoli ed accettare le sirene che provenivano dal Paese d’origine. Poi le cose sono andate diversamente ed allora meglio sgombrare il campo da sospetti antipatici e mantenere intatto il rapporto con la torcida partenopea.
FONDAMENTALE. Ora Callejon, professionista esemplare e calciatore di indubbie qualità, sta ritrovando a piccoli passi la tranquillità che aveva smarrito. Tanto si stanno adoperando in tal senso, Benitez ed i suoi collaboratori. Calleti è fondamentale per il gioco del Napoli. Non solo in termini di realizzazioni anche per l’apporto che riesce a garantire in altre zone del campo. Il prototipo dell’attaccante esterno moderno: spietato in area di rigore, instancabile nel suo lavoro di raccordo, onnipresente nelle due fasi di gioco. Nonchè continuo nel rendimento. Mai una prestazione al di sotto della sufficienza. Sempre tra i migliori in campo, se non in talune occasioni, determinante. Nella passata stagione ha collezionato 52 presenze complessive restando in campo per 4.048 minuti. Un rendimento da superman a cui il Napoli non può assolutamente rinunciare. Ecco perchè il recupero psicofisico di Josè Maria Callejon è di un’importanza estrema ed a comprenderlo per primo è stato proprio Benitez.
Fonte: Corriere dello sport
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