E segna sempre lui: e in quegli occhi che sprizzano felicità, in quello sguardo un po’ fanciullesco e persino impaurito, c’è l’orgoglio (pure quello ferito) di chi è riuscito a lasciarsi alle spalle la malinconia. «Dovevamo vincere e l’abbiamo fatto. Dobbiamo vincere e lo faremo». L’hombre del partido è un uomo rimesso a nuovo eppure restituito al suo passato: un gol al Genoa (e che gol), un altro al Palermo (e che gol) e stavolta la zampata d’un leone che di nome fa José Maria, di cognome fa Callejon e di professione è un bomber aggiunto che ha smesso di rimpiangere la Champions e guarda avanti con fiducia. «Noi siamo il Napoli».
E LUI CHI E’? Venti volte Callejon, in un’annata (magari) irripetibile, prima di ritrovarsi al san Mamés svuotato, senza più quel sogno che l’Atletico Madrid gli avrebbe garantito, senza la possibilità di accomodarsi al tavolo delle star, senza allegria perché anche Napoli non ne aveva più da quella notte. E l’inferno intorno che avvolge chiunque non lo risparmia: non basta Callejon a Marassi, non basta neanche con il Palermo, dovendo fronteggiare la crisi. «Noi abbiamo lavorato sempre con tanta determinazione, poi succede che qualche partita vada male: è capitato a noi, che di sfortuna ne abbiamo avuta tanta. E stavolta invece siamo riusciti a resistere, ad evitare di rovinarci la giornata. Abbiamo dato una bella dimostrazione, perché questa è stata una vittoria di squadra».
LA RINASCITA. Un mese con la testa ed il corpo nel frullatore, un’estate rovente e le ombre distese sul suo umore da una trattativa fallita ancor prima di cominciare: poi, oplà, proprio quando a Reggio Emilia viene annunciata la presenza di Andrea Berta, il manager (italiano) dell’Atletico Madrid delle meraviglie, la resurrezione totale, non più quella solitaria, di Callejon e del Napoli, che si (ri)alzano e si (ri)mettono a camminare per quel che devono. «A noi mancava la vittoria, esclusivamente quella. E tre punti danno fiducia, soprattutto quando il momento non è dei più favorevoli. Siamo stati puniti eccesivamente nelle partite precedenti, ma con il Sassuolo l’abbiamo giocata come dovevano e siamo stati bravi nel farla nostra: ma il Napoli, sia chiaro, gioca sempre per imporsi, non è nel nostro stile fare calcoli».
E TRE. Si (ri)parte sull’ala destra di una spensieratezza ritrovata per lunghi tratti ed espressa come il bel tempo che fu al minuto ventotto d’una gara per uomini veri: tutto scritto nel codice-Benitez, il palleggio nello stretto anche al limite area, Higuain che si allarga, sposa la difesa, fa il giocoliere, un centrocampista che è pronto per entrar dentro e per attirare su di sé l’attenzione dei “centrali” e Callejon che magicamente compare al di là dei quattro avversari. Pum, un giochino mostrato ripetutamente e riuscito raramente in quest’avvio devastante: però a Genova lui s’era presentato sempre di là e pure con il Palermo, anche se quella volta l’attacco era stato stato frontale, altra “mazzata” al fianco del nemico. «E’ stato un successo meritato ed è un premio, questo, che noi condividiamo tutti assieme, perché ognuno ha messo qualcosa di suo. Sono tre punti importantissimi e sono del Napoli nel suo complesso, anche di chi non ha giocato, perché ci aiutano a superare una fase delicata di questo torneo. Eravamo reduci da una serie di gare negative ma chi gioca sa che può capitare, che tu dia tutto te stesso e comunque non riesca a vincere. Invece stavolta usciamo dal campo anche con ottimismo e con la consapevolezza di sempre: noi vogliamo vincere sempre, noi vogliamo vincerle tutte». Un hombre s’allunga sul Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
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