Grandi davanti al più grande, con le maglie gialle portafortuna. Anche Maradona ha provato un’immensa emozione davanti al Napoli che ha umiliato la Roma e si è qualificato per la finale di Coppa. Non è stato Maradona, tornato nella tribuna d’onore del San Paolo dopo nove anni, ad accendere il San Paolo, ma il colpo di testa di Callejon, che aveva promesso questo gol alla Roma ai compagni martedì brindando ai suoi 27 anni negli spogliatoi di Castelvolturno. Perfetto l’assist di Maggio, impeccabile l’elevazione dell’ex Real, vera rivelazione nella stagione. C’era stata un po’ di sofferenza per il Napoli nei primi venticinque minuti, bravo Reina ad opporsi su Destro e Gervinho, anche a costo di rischiare il ginocchio. La retroguardia, altre volte facilmente perforabile, non ha accusato cedimenti, peraltro in fase difensiva Benitez ha chiesto agli esterni Callejon e Mertens di abbassarsi e così l’offensivo 4-2-3-1 si è trasformato in un più oculato 4-4-1-1. C’è stata massima attenzione perché un errore sarebbe stato pagato a carissimo prezzo, dopo la sconfitta di misura a Roma. Peraltro, com’era accaduto sette giorni prima all’Olimpico, Higuain ha aperto con un gol il secondo tempo della sfida, sotto gli occhi di Diego, suo ex allenatore nell’Argentina che partecipò ai Mondiali 2010 in Sudafrica. I giallorossi sono stati trafitti subito dopo da Jorginho, il centrocampista di classe e di forza selezionato da De Laurentiis e dal direttore sportivo Bigon in gennaio. L’uno-due con cui il Napoli ha aperto la ripresa ha messo al tappeto la Roma e questo successo potrebbe avere effetti anche in campionato perché è vero che la squadra di Garcia deve recuperare una partita, quella col Parma, ma dovrà farlo dopo lo scontro diretto a Fuorigrotta, quando potrebbe essere stato compiuto dagli uomini di Benitez un deciso passo in avanti.
Fallito per assoluta sfortuna l’obiettivo della qualificazione agli ottavi Champions (fuori nonostante i 12 punti conquistati), il Napoli ha centrato la finale di Coppa Italia, da giocare contro la Fiorentina in maggio all’Olimpico, guidata da Rafa, asso di coppe, con otto trofei vinti in carriera, tra tornei nazionali e internazionali. La squadra ha ritrovato il gioco e il ritmo di inizio stagione. Ha fatto impazzire di felicità anche il più illustre campione della storia napoletana e questo è un segnale di ritrovata grandezza. C’è stato un abbraccio, non soltanto ideale, tra Diego e il nuovo Napoli. Due epoche vincenti, sognando il ritorno dello scudetto.
Fonte: Il Mattino.
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