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Calcioscommesse Mauri: “Ho paura di non giocare più”

Per mesi è sembrata una storia da bar sport, con tutti i protagonisti esperti di quel linguaggio astruso degli «over», delle giocate «a due e mezzo» o «tre e mezzo» o «gol/no gol». Ma è stata devastante l’immagine delle volanti che sono entrate a Coverciano, il quartier generale del pallone azzurro. Come una lapide sulla credibilità del nostro calcio, travolta da un anno tremendo: giocatori in galera, le manette all’alba, gli «zingari», gli «ungheresi», campioni fotografati con criminali comuni come per le vicende di mafia, camorra o riciclaggio. Scene che hanno spinto il Guardasigilli Paola Severino a prendere una dura posizione: «È un momento dove abbiamo bisogno di purezza e legalità anche nello sport. I recenti episodi, le mele marce non devono allontanare da questo mondo. Il mio pensiero è grato a quei magistrati che sanno distinguere tra chi non merita di stare nel mondo dello sport e quelli che invece devono continuare ad esserci».
Gli atti delle procure, il processo in corso al Foro Italico, i documenti istruttori acquisiti dalle indagini delle Procure di Cremona, ma anche di Bari e Napoli raccontano una storia di crimine organizzato che ha appestato il calcio di casa nostra. Il capo dello sport italiano, Gianni Petrucci ringrazia gli inquirenti: «Voglio ringraziare i seri magistrati che stanno lavorando sul mondo del calcio. Siamo grati a loro quando intervengono con correttezza e serietà, come stanno facendo, per togliere il marcio che purtroppo c’è ancora, anche se con numeri esigui. Lo sport è sempre stato vicino al mondo della giustizia che lavora con serietà e correttezza».
Intanto, a Cremona il legale di Antonio Conte – indagato per associazione a delinquere e frode sportiva – ha incontrato il procuratore capo Di Martino: «C’è un grande rispetto per il lavoro della Procura e una grande sintonia», ha spiegato. Dopo la scarcerazione ordinata dal gip, da lunedì sera Stefano Mauri è nella casa di famiglia. Una villetta a Lesmo, paese di ottomila abitanti alle porte di Monza. Il capitano della Lazio si sfoga con i suoi genitori: «Sono preoccupato per i riflessi che tutta questa storia avrà sulla commissione disciplinare, ho paura di non poter più tornare a fare il calciatore». Ci sono ventotto messaggi che scambia con Alessandro Zamperini poco prima della partita incriminata Lazio-Genoa, e quella scheda «dedicata» che usa fra il 13 e il 28 maggio 2011, in un periodo «perfettamente sovrapponibile» – si legge nell’ordinanza del gip – con i giorni delle partite con i rossoblù e con il Lecce. Per gli inquirenti la passione per il basket e le scommesse sul campionato Nba non bastano a giustificare l’uso della carta sim, tanto più che «non risulta egli abbia coltivato un interesse del genere». Intanto le «pesanti ombre» su Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011 si allungano anche ad altre procure. A Genova saranno sentiti alcuni giocatori e personaggi legati alla vicenda, mentre si attendono le risultanze dei colleghi di Cremona che domani ascolteranno il capo degli ultrà Massimo Leopizzi, protagonista degli scontri di Marassi più volte intercettato mentre parla al telefono con Sculli. Sul quale sono in corso accertamenti, sempre dei pm di Genova, in merito al match Genoa-Siena (1-4) dello scorso 22 aprile. Infine il caso Buffon: ieri in tv ha detto che il portiere azzurro «non aveva nulla da nascondere sui versamenti fatti alla tabaccheria».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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