Il giocatore diventato protagonista di tante prese in giro campanilistiche per quell’autogol durante il derby con la Roma nell’anno dell’ultimo scudetto giallorosso, rischia di diventare l’uomo chiave in un’indagine che presto potrebbe avere sviluppi clamorosi.
Chi lo conosce, dice che il vizio per il gioco d’azzardo Paolo Negro l’ha sempre avuto; e che persino alcune sue giocate, durante i dodici anni in cui ha calcato i campi della serie A, sembravano disegnate apposta per far piacere a qualche scommettitore potente. Da quando ha appeso gli scarpini al chiodo, però, i problemi sono aumentati: una esperienza poco felice sulla panchina del Cerveteri, la sua prima squadra, si è conclusa nella primavera dello scorso anno per gli scarsi risultati raggiunti. E contemporaneamente, dicono gli investigatori, sarebbero cresciuti i suoi debiti da gioco. Tutti con alcuni scommettitori provenienti dalla criminalità organizzata campana. Che prima l’avrebbero ricattato, minacciandolo di far venir fuori l’intera storia delle sue giocate clandestine, anche quando indossava ancora la maglia biancoazzurra.
E poi gli avrebbero chiesto di fare gli interessi delle cosche, individuando all’interno dello spogliatoio della Lazio Calcio chi, tra i giocatori, poteva essere interessato a pilotare i risultati.
Negro, secondo le indiscrezioni che circolano in Procura, avrebbe temporeggiato, fingendo di informarsi su quali potevano essere i giocatori che, come lui, mal sopportano la gestione del presidente Claudio Lotito e rimpiangono i tempi d’oro di Sergio Cragnotti. Nell’amministrazione del club ma soprattutto nella tifoseria, in particolare in quella organizzatissima degli Irriducibili. Poi, quando il ricatto si è fatto stringente, si è arreso. E ha denunciato tutto in Questura, per poi mettere a verbale davanti al pm Francesco Minisci – che fa parte del pool antiusura coordinato dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti – l’organigramma dell’organizzazione che lo ha ricattato e le attività illecite che gestisce a Roma.
Spiegando pure che il giro di scommesse sulle partite truccate passerebbe in buona parte per una ricevitoria sulla Cassia, gestita da un suo amico, ex giocatore di serie A pure lui, ma questa volta della Roma. Dai dettagli del suo racconto e dalle successive verifiche durate praticamente tutta l’estate, gli uomini della Squadra Mobile della Polizia coordinata da Vittorio Rizzi sono arrivati ai vertici dell’organizzazione.
E i primi arresti con l’accusa di estorsione proprio ai danni di Paolo Negro sono attesi per i prossimi giorni: potrebbero riguardare esponenti di rilievo di clan camorristici attivi da tempo a Roma. Forse – ma su questo al momento il riserbo è massimo – gli stessi che negli anni scorsi provarono ad allungare le mani sulla proprietà della Lazio Calcio, mandando avanti Giorgio Chinaglia e sfruttando anche in questo caso le conoscenze e i «metodi» piuttosto spicci degli Irriducibili. Per quella storia, che sembrava ormai superata, proprio ieri, si è celebrata l’ennesima udienza del processo per tentata estorsione e aggiotaggio.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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