L’uno, Angelo Iacovelli, infermiere ben agganciato alla squadra del Bari, è ritenuto l’uomo chiave nelle indagini della Procura pugliese che indaga sul Calcioscommesse, davanti alla quale si era affrettato a farsi interrogare due giorni prima. L’altro, Mario Cassano, portiere del Piacenza, era stato inguaiato da alcuni suoi colleghi che avevano confermato la sua attitudine a vendersi le partite («il portiere ha fame», si era anche sentito in qualche intercettazione). Ora sono entrambi in carcere con l’accusa di associazione a delinquere e frode sportiva su ordine del gip di Cremona Guido Salvini e hanno fatto salire a quota 37 le persone arrestate dal giugno scorso a oggi nell’inchiesta del procuratore Roberto di Martino.
Sentito due volte da testimone e altrettante da indagato a Bari, Iacovelli – il cui arresto su ordine di Cremona potrebbe causare qualche incomprensione tra i magistrati lombardi e quelli pugliesi, i cui rapporti non sembrano improntati a un’eccessiva comunicatività – è accusato di aver manipolato (o cercato di farlo), quattro partite dell’anno scorso del Bari in seria A: Milan-Bari, Bari-Sampdoria, Bari-Roma e Palermo-Bari. A parlare del suo ruolo di promotore di combine, più o meno diffusamente, sono l’ex Spezia Filippo Carobbo, e l’ex barese, ora all’Atalanta, Andrea Masiello a cui furono proposte Bari-Roma e Bari-Sampdoria, Palermo-Bari, tutte rifiutate, a dire del calciatore, che solo in un’occasione prese 70mila euro ma che restituì dopo «confusione e imbarazzo». Le loro dichiarazioni, che hanno fornito riscontri al primo pentito dell’inchiesta, l’ex Piacenza Carlo Gervasoni, fanno scrivere al gip Salvini che «il quadro d’accusa, sia con riferimento al reato associativo, sia con riferimento ai singoli – e anche nuovi e in precedenza sconosciuti – episodi di frode sportiva, si è straordinariamente rafforzato». Tutti gli arrestati, infatti, «hanno reso confessioni, pur di diversa ampiezza, sin dal primo interrogatorio davanti al gip e hanno confermato e spesso ampliato le loro dichiarazioni nei successivi interrogatori condotti dal pubblico ministero».
La posizione di Iacovelli e Cassano è quella di «intermediazione tra il braccio operativo dell’organizzazione», i cosiddetti Zingari e «i calciatori corrotti o da corrompere». A carico di Cassano, oltre a questo ruolo di «cinghia di trasmissione», sono contestati alcuni episodi in cui avrebbe taroccato incontri di serie B 2010-2011 e 2008-2009: Albinoleffe-Piacenza, Siena-Piacenza e l’ormai famosa Atalanta-Piacenza in cui si buttò a lato dopo aver raccomandato all’ex capitano dei nerazzurri Cristiano Doni di tirare un rigore in modo centrale.
Iacovelli e Cassano sono tasselli, per il giudice, «non di un semplice gruppo di scommettitori disonesti e truffaldini» ma di una «rete complessa in grado di pianificare strategie all’estero e applicarle in modo seriale», con i loro referenti a Singapore, capaci di impiegare grandi somme. E avrebbero continuato a farlo per anni e con «una capacità di inquinamento sempre maggiore». Se non fosse, la rete, incappata nella «madre di tutti i taroccamenti»: quella Cremonese-Paganese nella quale il portiere Marco Paoloni cercò di addormentare i suoi colleghi con il Minias e che diede il via all’inchiesta.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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