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Scommesse

Calcioscommesse: in arrivo il -2 giù le mani dal Napoli

Dopo quest'ennesimo caso la legge sulla responsabilità oggettiva andrebbe discussa a fondo

L’umore di De Laurentiis sembra sia nerissimo. L’uomo è fumantino ma nel caso in questione ha tutto il diritto di avere più di un nervo per capello. Dopodomani il Napoli potrebbe ritrovarsi con due punti in meno in classifica (Palazzi ne ha chiesto solo uno). Di solito una pena accompagna un reato, soprattutto accompagna una mascalzonata. Ma nel caso in questione non c’è reato, a meno che non si creda ancora a quel reperto archeologico, la responsabilità oggettiva, che se non accantonato andrebbe quantomeno riformato, adeguato al nuovo che avanza e non ripiegato sul vecchio che non arretra.
Due punti perché un terzo portiere (Gianello) che ha visto la porta del San Paolo più in fotografia che dal vivo, essendo stato avvicinato da un maneggione delle scommesse ha provato a convincere i compagni a sistemare un risultato (Samp-Napoli, finita con la sconfitta della squadra di Mazzarri, 1-0) “rimbalzando” su Paolo Cannavaro (e su Grava) che avrebbe potuto completare l’opera denunciando l’approccio e il compagno (ma si sa, negli spogliatoi, l’omertà resiste). E il Napoli? Ha perso sul campo (quindi ha perso già tre punti e alla fine il saldo sarebbe meno cinque), probabilmente non era al corrente di queste manovre di corridoio. Mazzarri che con la Samp non avrebbe accettato di perdere neanche a calcio-balilla visto che la sua uscita da quel club non era stata proprio indolore, può ritrovarsi obbligato a leccarsi le stesse ferite per una seconda volta: riaperte con un bisturi dopo essere state cauterizzate. Domanda: ma che strana giustizia è questa?

RIFORMA – Al Coni e in Federazione quando si parla di riforma della responsabilità oggettiva saltano su come se fossero stati morsi dalla tarantola. «Sacro principio, non si tocca». Oppure: «Architrave del diritto sportivo». In un paese in cui le architravi le segano facendo venire giù la casa dello studente all’Aquila in occasione del terremoto, quella della responsabilità oggettiva, almeno in questa salsa, sembra un muretto divisorio in cartongesso, di quelli che viene giù il terrazzo se provi a inchiodare un quadro. Di cosa è oggettivamente responsabile il Napoli? Di aver perduto una partita? Del fatto che suoi giocatori non hanno accolto l’invito ad «aggiustarla»? Delle debolezze di un terzo portiere che se avesse parato per quanto ha inguaiato la sua vecchia squadra ora il Napoli avrebbe già lo scudetto cucito sulle maglie? Una giustizia così, sinceramente, fatica a esistere anche nel Ruanda dove pure Tutsi e Hutu non sono andati per il sottile. La speranza è che sino a dopodomani la Disciplinare ci ripensi. Ma dovrebbe trattarsi di una speranza infondata: la giustizia sportiva è bravissima a dire il tutto e il contrario di tutto nel giro di un paio di gradi di giudizio; la certezza del diritto è sostituita dall’incertezza delle interpretazioni personali. Dunque, ci sarà un altro giudice, probabilmente a Roma e non a Berlino, che riformerà una sentenza più che ingiusta, totalmente priva di buon senso.
OGGETTIVITA’ – Cerchiamo di essere oggettivi. La legge ordinaria prevede un reato chiamato “frode sportiva”. Sino a quando non esisteva, il diritto sportivo poteva fare quello che riteneva più giusto. Fermo restando che la giustizia di “settore” deve avere un senso etico, è evidente che non può essere totalmente slegata dal reato (o dal tentativo di reato) da punire. In un tribunale normale, la società Napoli non ci andrebbe mai e se qualcuno dovesse decidere di portarla, verrebbe clamorosamente sconfitto nel suo «teorema» accusatorio. Forse, nella ridefinizione della responsabilità oggettiva, i «legislatori» sportivi dovrebbero prendere atto che il quadro di riferimento giuridico è cambiato. Come è cambiata anche la ratio del reato. Quel codice sportivo era stato costruito per impedire le «combine» che puntavano a un vantaggio in classifica. Oggi il problema è un altro: grandi gruppi criminali che organizzano in tutto il mondo un vorticoso giro di scommesse. La classifica non c’entra più, c’entra il guadagno. Ci può essere una saldatura di interessi, ma spesso ci si muove alle spalle dei club. A meno che non si chieda alle società di organizzare agenzie di spionaggio modello Cia, è evidente che molto sfuggirà al loro controllo. Sono temi che meriterebbero qualche riflessione ma il mondo del calcio tende a distrarsi.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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