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Calcioscommesse, ecco le agenzie del clan

Uscire dal nero, emergere, approfittare della situazione. O meglio: passare dalle scommesse clandestine ai bet shop, agenzie apparentemente legali, in grado di macinare affari alla luce del sole. Un’occasione formidabile per la camorra, a leggere gli ultimi atti investigativi depositati nel corso dell’inchiesta sulle presunte combine tra calcio e soldi sporchi. La prima notizia è questa: c’è un pentito che sta raccontando scenari inediti sulla gestione del business delle scommesse, la sua voce rischia di diventare decisiva nei procedimenti finora aperti sulla trama del clan D’Alessandro e sulle ipotesi di frode calcistica. Il secondo fatto riguarda invece un’ampia azione di riciclaggio, ricostruita proprio dal pentito: che indica le agenzie dell’area stabiese che puzzano di soldi sporchi, nate e rivitalizzate dai quattrini del crimine organizzato.
Si chiama Giuseppe Di Nocera è un ex esponente dei Gallo-Cavaliere, uno che in passato gestiva un’agenzia di scommesse oggi ritenuta sospetta. Una testimonianza messa agli atti e depositata nel corso del procedimento che qualche giorno fa ha portato agli arresti di un manager Intralot e di presunti intermediari tra il clan D’Alessandro e il mondo delle scommesse. Inchiesta condotta dal pool anticamorra del procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e dai pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, c’è un’ipotesi di fondo: la camorra ricicla attraverso le scommesse (clandestine e legali) ed è in grado anche di organizzare combine di partite di cartello. Al momento solo ipotesi, che hanno spinto però i pm a mettere sotto inchiesta l’ex allenatore dell’Inter Hector Cuper (oggi in forza a una squadra spagnola) per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Contatti sospetti con soggetti legati alla camorra stabiese, ce n’è abbastanza per chiedere una rogatoria internazionale finalizzata ad interrogare l’ex mister dell’Inter. Ma cosa racconta il pentito Di Nocera? In sintesi, ecco il ragionamento del collaboratore di giustizia: «Quando lo Stato ha consentito l’apertura di agenzie di scommesse – ha spiegato – il crimine organizzato stabiese ha fiutato l’affare, ha capito l’opportunità di legalizzarsi ed ha acquistato numerose concessioni».
Una sorta di salto di qualità, che ha consentito di riciclare, ma anche di continuare a controllare il fenomeno delle scommesse clandestine. Inchiesta allo snodo del Riesame (dove il penalista Alberto Tortolano punta ad ottenere la scarcerazione del dirigente Intralot Lopes), verifiche ad ampio raggio. Indagano i carabinieri del capitano Alessandro Amadei (nucleo investigativo di Torre Annunziata) acquisite dichiarazioni di testimoni, in un fascicolo che prende le mosse da dati numerici: sono i volumi di scommesse che hanno caratterizzato l’andamento di gare ritenute sospette. Puntate apparentemente legali su una trentina di partite (tra cui anche la serie A o partite di campionati esteri), magari effettuate attraverso canali finiti sotto i riflettori. Una sorta di circolo virtuoso, almeno per le casse del clan, che nasce da agenzie controllate dalla camorra, che passa – nell’ipotesi dei pm – attraverso campi di calcio o spogliatoi, per poi ritornare nei fortini stabiesi. Camorra globalizzata, un’inchiesta che ora si arricchisce del racconto di un collaboratore di giustizia, un ex del sistema delle scommesse ripulite.

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

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