Regge anche in appello l’ipotesi battuta dalla Procura di Napoli alla base del processo calciopoli: c’è stata, tra il 2004 e il 2005, un’associazione per delinquere che avrebbe condizionato lo svolgimento del campionato di calcio di serie A. È il punto chiave della sentenza pronunciata ieri dai giudici di Corte d’appello (presidente Maurizio Stanziola) a carico di Antonio Giraudo, ex ad della Juventus, che aveva scelto di essere giudicato in primo grado con il rito abbreviato: per lui una condanna a un anno e otto mesi, in quanto riconosciuto responsabile di associazione per delinquere e di un solo episodio di frode sportiva (Juventus-Lecce 2-1, campionato 2004-2005), rispetto ai tre anni di reclusione disposti nel 2009 dal gup Eduardo De Gregorio. Giraudo è stato invece assolto ad altre due presunte frodi sportive, relative a Udinese-Brescia e Juventus-Lazio. Arriva a caldo il commento dei legali di Giraudo, i penalisti Massimo Krogh e Michele Galasso: «Al di là delle due assoluzioni ottenute, siamo molto delusi e sorpresi dalla decisione odierna. Non ci aspettavamo questo epilogo. Aspettiamo il deposito delle motivazioni della sentenza e certamente ricorreremo in Cassazione». Aula 314, c’è spazio anche per le lacrime di gioia di chi viene assolto, vale a dire degli altri tre imputati per i quali il sostituto procuratore generale Carmine Esposito aveva chiesto la condanna ai giudici d’appello: sono stati così assolti, in base al secondo comma dell’articolo 530 (insufficienza di prove) l’ex presidente dell’Aia Tullio Lanese, e gli arbitri Tiziano Pieri e Paolo Dondarini (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a due anni, due anni e quattro mesi, e due anni di reclusione).
Ma non è tutto. La Corte ha infine respinto l’impugnazione del sostituto pg nei confronti di una serie di imputati che erano stati assolti in primo grado: Stefano Cassarà, Marco Gabriele, Duccio Baglioni, Gianluca Rocchi, Giuseppe Foschetti, Alessandro Griselli e Domenico Messina (per loro proposte condanne oscillati dai due a un anno e 4 mesi di reclusione, erano difesi dai penalisti Antonio Cirillo, Eugenio Cricrì, Paolo Gallitelli, Gaetano Laghi, Luigi Tuccillo). Resta centrale il verdetto a carico dell’ex ad della Juventus: a voler interpretare il dispositivo, non passa la tesi sostenuta in secondo grado di indicare Giraudo come un promotore della presunta associazione per delinquere, dal momento che la condanna vibrata ieri pomeriggio tiene in considerazione del ruolo del manager come partecipe di una organizzazione retta, tra gli altri, da Luciano Moggi. Giraudo è stato inoltre condannato alle spese sostenute dalle parti civili, ovvero la Figc, dal Bologna Football club, dall’Atalanta bergamasca calcio spa, liquidate in complessivi 5000 euro e La Casa del Consumatore per complessivi 3000 euro, mentre per le ulteriori sanzioni civili viene confermata la sentenza di primo grado emessa nel 2009 dal gup De Gregorio.
Una sentenza destinata a pesare anche nel processo d’appello del filone ordinario in cui sono imputati, tra gli altri, Moggi, Bergamo e l’arbitro De Santis, in un dibattimento che punta a definire l’esistenza della presunta cupola del calcio, ma anche lo spessore del suo ipotizzato potere di influenza.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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