Confermata, dalla Cassazione, con l’accusa di aver tenuto un «comportamento abitualmente e gravemente scorretto, e in alcuni casi anche ingiurioso» verso i colleghi, la sanzione disciplinare della censura a carico di Teresa Casoria, il presidente della nona sezione del Tribunale di Napoli che ha guidato il processo a ‘Calciopolì. La decisione della Suprema Corte è stata pubblicata oggi con la sentenza 6328. Tra gli addebiti mossi al magistrato, compaiono le parole della Casoria che durante una camera di consiglio del processo che ha condannato Luciano Moggi, avrebbe iniziato ad urlare, essendo sorti disaccordi nel collegio, dicendo che «non occorreva fare le cose perbene» poichè «il sistema della giustizia non funziona ed è inutile impegnarsi». Quindi si rivolgeva a uno dei giudici a latere e lo apostrofava con un «ma tu che ca… vuoi? Che ca… devi leggere? Vuoi fare le cose alla perfezione? Tanto qui finisce sempre tutto con dichiarazioni di prescrizione! … Mi avete abboffato le palle!». Senza successo, il presidente Casoria, ha cercato di difendersi chiedendo che le sue sfuriate fossero giustificate in nome dello stress provocatole dal processo. La Cassazione le ha risposto, però, di non poterla scusare perchè Calciopoli non c’entra, essendo stata accertata la «abitualità» del suo comportamento sfociato in «mancanza di controllo, aggressività verbale e impiego di espressioni particolarmente offensive nei confronti dei colleghi».
Fonte: resport.it
La Redazione
P.S.
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