La Corte di Cassazione ha ufficialmente depositato le motivazioni della sentenza che ha concluso lo scorso 23 marzo il processo di Calciopoli, che vedeva tra gli imputati principali l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Moggi è stato riconosciuto colpevole per i reati di associazione a delinquere e frode sportiva, ma i reati sono caduti in prescrizione dopo 9 anni di indagini e dibattimenti. Ecco quali sono le motivazioni che hanno portato alla sentenza di condanna per Moggi e gli altri imputati illustri: “Più che di potere si deve parlare di uno strapotere esteso anche agli ambienti giornalistici ed ai media televisivi che lo osannavano come una vera e propria autorità assoluta. Moggi esercitava un’irruenta forza di penetrazione anche in ambito federale, in favore della società di appartenenza (la Juventus) e di vantaggi personali in termini di accrescimento del potere (già di per sè davvero ragguardevole senza alcuna apparente giustificazione)”. Sulla sua influenza su certi giornalisti: “Dai giudizi che l’ex dg bianconero esprimeva in tv e sui media potevano dipendere le sorti di questo o quel giocatore, di questo o quel direttore di gara con tutte le conseguenze che ne potevano derivare per le società calcistiche di volta in volta interessate. L’associazione per delinquere diretta da Moggi era ampiamente strutturata e capillarmente diffusa nel territorio con la piena consapevolezza per i singoli partecipi, anche in posizione di vertice (come Moggi, il Pairetto o il Mazzini), di agire in vista del condizionamento degli arbitri attraverso la formazione delle griglie considerate quale primo segmento di una condotta fraudolenta”. La Suprema Corte conclude così su Moggi: “Aveva una poliedrica capacità di insinuarsi, ‘sine titulo’, nei gangli vitali dell’organizzazione calcistica ufficiale (Figc e organi in essa inseriti, quali l’Aia). Aveva una incontroversa abilità di penetrazione e di condizionamento dei soggetti che si interfacciavano con lui”
Fonte: Calciomercato.com
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