Il mercato di gennaio è iniziato (in dicembre) come meglio (o peggio, fate voi) non si poteva.
Virgil Van Dijk, al momento 15esimo difensore per rendimento tra quelli con almeno 10 presenze secondo i rating Opta Whoscored, è passato al Liverpool per 75 milioni di sterline, un valore compreso tra 80 e 85 milioni di euro.
In queste ore si sprecano i giudizi tecnici di gente qualificatissima che segue settimanalmente il Southampton, e si susseguono i paragoni con giocatori che varrebbero più o meno del suddetto.
Spesso, tuttavia, quello che sfugge è la dinamica che porta alla formazione dei prezzi e che intreccia fattori economici, tecnici e di sistema.
Alcuni spunti.
1. EFFETTO DEMBELE. Avvicinandosi probabilmente la cessione di Coutinho il Liverpool ha preferito spendere subito una determinata cifra per evitare di vedere lievitare ulteriormente il costo il giorno dopo l’incasso. Come accaduto quest’estate per Dembele dopo Neymar.
2. IL CALCIO DEI RICAVI. In tanti giudicano “folli” certe spese. Ma questo tipo di investimenti sono ormai pianificati e ricorrenti. Folli erano i club italiani degli anni ’90 e primi 2000 – quelli del calcio vero che tanto piacciono ai nostalgici e di cui si stanno pagando tutt’oggi i debiti acquisiti – che spendevano soldi immessi dai presidenti ma che non venivano prodotti di anno in anno.
3. I BEI TEMPI ANDATI. La differenza tra Ronaldo all’Inter e Van Dijk al Liverpool, lo si capisca una volta per tutte, è che il primo andava per una cifra record da un club che a meno di altri sforzi diretti del presidente l’anno dopo non avrebbe più potuto fare una operazione simile, il secondo si muove all’interno di un piano preventivato di ricavi che si ripetono di anno in anno. O se preferite: Van Dijk sarà anche costato più di Maradona, ma il Liverpool oggi è leggermente più attrezzato del Napoli anni ’80 per pianificare un investimento di questa entità e difficilmente finirà per sbilanciarsi endemicamente andando progressivamente verso il fallimento e riemergendo solo fra 20 anni.
4. EFFETTO PREMIER. Giocare nel campionato più ricco del mondo non aiuta. Lo disse Guardiola mesi fa: “Quando arrivano le squadre di Premier tutti si fregano le mani”. Il calcio è l’unico mercato in cui quando ti presenti dal venditore lui sa già quanti soldi hai in tasca e quale è il tuo stato di necessità (tecnica). E i prezzi a queste condizioni salgono.
5. POSTILLA DI MOURINHO. Lo Special One lo ha detto ieri: “Quando sei un grande club sei penalizzato sul mercato”. Mou lo ha detto per giustificare il fatto che il suo club con 300 milioni non ha costruito una squadra più forte del Manchester City. Ma l’argomento non fa una piega: se sei il Milan e vai su uno sconosciuto Sudamericano questo ti costerà di più che se sei il Chievo Verona. E non c’è uno più furbo o meno furbo, non ci puoi fare nulla.
6. MEGLIO UNA GALLINA OGGI. I grandi club sempre più decidono di spendere 75 milioni su un giocatore anzichè 25 su 3 diversi pensando di andare su un calciatore sicuro. Non sono valutazioni sempre giustificate dalle prestazioni, ma chiare nella loro semplicità: un calciatore viene valutato, gli viene data fiducia e viene messo nelle condizioni di dare il massimo. Il resto fa parte dell’imponderabilità dei risultati.
7. UNO PER UNO. Banalizzando (anche se contabilmente non si tratta di un’operazione correttissima) la Juve stessa cedette Pogba ad una cifra simile a quella spesa per Higuain. La realtà di fondo è che il grande club è soprattutto quello che riesce a fare risultati economici importanti prescindendo da plusvalenze ricorrenti (in questo nessun club italiano è arrivato all’obiettivo).
8. VALORE TECNICO. E’ del tutto inutile fare un paragone tra Van Dijk e Bonucci o tra Van Dijk e Skriniar o tra l’olandese e Hummels e Stones. I valori di mercato non riflettono il puro valore tecnico di un giocatore.
9. IL MERCATO IMMOBILIARE. Mio zio ha acquistato un bilocale anni fa spendendo 100 milioni di lire. Suo figlio ha acquistato quello accanto 10 anni dopo a 100 mila euro. Mentre troviamo le differenze, mettiamoci il cuore in pace, il tempo passa e cambiano le condizioni generali di un sistema economico. Non sempre in meglio, ma cambia poco.
10. TALENTO E RISORSE NON VANNO DI PARI PASSO. Negli ultimi anni la globalizzazione dello sport (sponsor) e della sua spettacolarizzazione (diritti tv) ha riversato sul calcio una massa di denaro mai vista prima. Ciò che non è cambiato, tuttavia, è il talento a disposizione che – per ovvie ragioni – non cresce al crescere delle risorse disponibili. A queste condizioni la sopravvalutazione sarà sempre più un fattore di rischio del calcio. Ma un fattore inevitabile. Quel che va capito è che in un campionato (come la Premier) dove tutti possono permettersi colpi da 20-30 milioni di euro, quella diventa la base di mercato da cui partire, una sorta di tassa di lusso che – soprattutto i grandi – sono costretti a pagare.
Fonte: Calcio efinanza.it
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