«Siamo chiamati a un lavoro oneroso, ma cercheremo di mantenere l’impegno di far uscire il dispositivo entro domani (oggi ndr)».
Al termine della due-giorni nel Foro Italico a Roma, è così lo stesso presidente della Corte di giustizia federale, Gerardo Mastrandrea, a dettare i tempi della pubblicazione degli attesissimi verdetti sul processo d’appello per il Calcioscommesse. I vari Conte, Bonucci, Pepe, Portanova e Di Vaio, conosceranno quindi tra poche ore il proprio destino. La Corte, infatti, si è chiusa subito dopo il dibattimento in camera di consiglio per decidere in tempi brevi sui ricorsi relativi al procedimento del filone d’inchiesta barese, di cui si è trattato ieri (assieme naturalmente al caso-Conte, quello più noto), ma anche di quello cremonese affrontato in aula lunedì.
Tra pochi giorni partiranno del resto i campionati e urgono decisioni definitive, visto che adesso Grosseto e Lecce che sono stati estromessi dalla serie B dalla sentenza di primo grado devono sapere se parteciperanno al campionato cadetto o a quello di Lega Pro e di conseguenza anche il destino delle due eventuali società ripescate dalla Prima divisione.
«Che interesse avrebbe avuto la famiglia Semeraro, fra le più in vista a Lecce ad alterare una partita il cui risultato era prevedibile per le posizioni di classifica?» ha in particolare domandato l’avvocato del Lecce, Mattia Grassani, nella propria arringa difensiva. Naturalmente di parere diverso il procuratore federale, Stefano Palazzi: «C’è un riscontro scientifico e documentale, sia dalle dichiarazioni di Andrea Masiello, Gianni Carella e Fabio Giacobbe che dalle analisi sui riscontri bancari e tabulati telefonici. Per questo chiedo il rigetto delle impugnazioni del Lecce e del suo presidente e che venga affermata la squalifica del tesserato Giuseppe Vives con tre anni e sei mesi oltre a chiedere che venga aggravata la sanzione del club con altri cinque punti o un’ammenda decisa dalla Corte».
In casa bianconera poi, dopo il tecnico della Juve Antonio Conte che potrebbe ottenere un sconto di due mesi alla squalifica di dieci inflitta dalla Disciplinare, è stata la volta di Bonucci e Pepe. Palazzi ha impugnato i loro proscioglimenti, facendo mettere agli atti alcuni articoli che attestano la «validità delle dichiarazioni di Masiello, nell’impossibilità di poter produrre i verbali di Lanzafame e Masiello nella loro integrità, per non intralciare il lavoro della Procura di Bari».
Una credibilità che la Disciplinare non ha ritenuto dimostrata nella presunta combine di Udinese-Bari del maggio 2010. Palazzi ha chiesto così la condanna di tutti i tesserati coinvolti: gli ex baresi Bonucci (in subordine agli originari tre anni e sei mesi, la richiesta è di un anno per omessa denuncia), Salvatore Masiello e Nicola Belmonte, l’ex Udinese Pepe che trascinerebbe per responsabilità oggettiva anche il club friulano che rischia un’ammenda di 50mila euro.
«Andrea Masiello si contraddice e non dice la verità – ha invece ripetuto Gian Pietro Bianchi, legale del difensore juventino – Bonucci è una persona credibile, come ha detto la Procura di Bari, che non lo ha mai indagato, ma lo ha ascoltato solo come persona informata sui fatti». «Non c’è la prova della telefonata fatta da Salvatore Masiello – ha sottolineato poi Luigi Chiappero, avvocato di Pepe – e la ricostruzione non quadra».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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