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Calcio scommesse – Monti choc: “Vorrei che il calcio si fermasse per due o tre anni”

Affondo del premier: «Parlo da tifoso ma basta fondi pubblici ai club»

Il suo predecessore a palazzo Chigi qualche anno fa voleva chiudere l’attività delle borse per qualche settimana, Mario Monti ha invece un altro, e non meno facile da attuare, «desiderio personale»: sospendere il calcio per due o tre anni. «La proposta, che non è del governo» ma del presidente del Consiglio come si affretta a precisare, è arrivata ieri al termine dell’incontro a Villa Madama con il collega polacco Donald Tusk e sorprende sino ad un certo punto. Lo scandalo del calcio scommesse sta facendo il giro del mondo e l’Italia, a pochi giorni dai campionati Europei di calcio, non ne esce particolarmente bene. Spendere quindi la linea del rigore anche su questo fronte può essere utile, anche a costo di veder scendere la popolarità dell’attuale esecutivo.
Monti dice di provare «profonda tristezza» per lo scandalo del calcio e trova il modo di difendere la classe politica da coloro che «la imputano di tutti mali». «Questo scandalo – sostiene – dimostra che non esiste quella separatezza tra politica e società civile». Proprio alla categoria dei «semplici cittadini», Monti si augura di tornare «presto ad appartenere», dimenticando però quella nomina da senatore a vita che lo inchioda ad una categoria oggi non molto di moda.
D’altra parte – eccetto la Cancellieri, sfegatata fan romanista con tanto di maglietta di Totti conservata al Viminale – in consiglio dei ministri non ci sono tifosi accesi e al calcio si preferisce di gran lunga il ciclismo che è la passione principale anche del ministro del Turismo e dello Sport Piero Gnudi.
«Ho sempre preferito il ciclismo e la bicicletta», ha più volte ammesso Monti che ricorda sempre con piacere quell’arrivo in volata dello svizzero Kubler sul traguardo di Varese a cui assistette in compagnia del padre. Dal quel settembre del 1951, sui tornanti che dal lago di Varese salgono verso l’alto, Monti è tornato più volte – come raccontò nel 2008 ricevendo la Girometta d’oro nella sua Varese – «per coltivare la mia passione più grande, la bicicletta».
Ovvio quindi che ieri abbia colto l’occasione degli arresti e delle perquisizioni, per mettere il dito nella piaga dello scandalo ricordando quando da commissario Europeo si oppose al tentativo di usare «soldi pubblici per ripianare società di calcio». Quella volta il Professore, allora Commissario Ue, si presentò alla conferenza stampa con un pallone sgonfio tra le mani, simbolo di un calcio in crisi e che pretendeva di spalmare in dieci anni e non in tre, la perdita di valore del patrimonio-calciatori.
Nel 2003, sostenuto dal collega olandese Bolkestein, Monti estrasse il cartellino rosso e bloccò il decreto salvacalcio confermando quanto sia vero ciò che di recente ha ricordato all’attuale commissario tecnico del Giappone Alberto Zaccheroni, ex allenatore rossonero: «In passato sono stato appassionato di calcio e tifavo Milan».
Quella passione che non c’è più da tempo si è sostituita alla tristezza nel constatare «che lo sport si dimostra un concentrato di tutti gli aspetti più riprovevoli: slealtà, illegalità, falso, demagogia. In questi anni – ha sostenuto ieri Monti – si sono visti fenomeni indegni: dalla lotta tra le cosiddette tifoserie, a ricatti pieni di omertà con giocatori che si sono inginocchiati di fronte alle curve per chi sa quale minaccia. Quell’episodio va approfondito – promette – la soggezione ai poteri occulti non c’è evidentemente solo in certe parti d’Italia». Chiaro riferimento all’episodio «incredibile» di Marassi, quando gli ultrà del Grifone hanno fatto sospendere per quarantacinque minuti Genoa-Siena, chiedendo ai giocatori rossoblù di togliere le maglie.
Sicuramente il motto «testa bassa e pedalare» si addice meglio all’attuale momento, ma a qualcosa il calcio servirà pure se il governo spagnolo, in piena crisi economica, continua a dare soldi al Barça e al Real.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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