Avrebbero preteso che i propri beniamini biancorossi perdessero due partite per fare soldi con le scommesse ed erano pronti a scatenare la guerra contro gli ultrà del Foggia. Covavano poi propositi ritorsivi verso due giornalisti che avevano osato criticarli e meditavano un’azione punitiva nei confronti dell’ex portiere del Bari, Gillet (ora al Bologna) che li accusava. Per questo sono stati arrestati i capi della tifoseria barese: Alberto Savarese (ai domiciliari), Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono (in carcere) con l’accusa di violenza privata aggravata. Le partite che volevano che i biancorossi perdessero sono Cesena-Bari (17 aprile 2011) e Bari-Sampdoria (24 aprile) entrambe terminate con la sconfitta dei pugliesi già condannati in serie B. Le minacce risalgono al giorno prima della gara col Cesena quando i tre ultrà, con minacce, chiesero a Masiello, Gillet, Donati, Belmonte e Parisi «di perdere». E Sblendorio sferrò anche uno schiaffo a Parisi dicendo: «Siete ultimi, avete fatto un campionato di… e non vi è mai successo niente. Nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani (in occasione di Cesena-Bari, ndr) dovete perdere». E ancora: «Io sono in debito con gente pericolosa, rischio di morire e ho bisogno di soldi (…). Voi ora ci dovete fare un favore (…) se volete fare una vita tranquilla fino a fine anno». Masiello riferì delle minacce all’allora allenatore Mutti. «Lui disse – fa mettere a verbale Masiello – che non gliene fregava niente e che noi andavamo a Cesena per vincere». Stessa cosa accadde a Gillet con il direttore sportivo Guido Angelozzi che replicò al capitano: «Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita».
Interrogati dal pm Ciro Angelillis, Gillet, Rossi e Parisi hanno sempre detto di aver respinto le minacce e di essersele giocate quelle partite, ma il gip Giovanni Abbattista, che ha fatto arrestare i tre ultrà, ha dei dubbi. «Nonostante i buoni propositi – annota il giudice – non sembra che, in campo, i calciatori del Bari manifestino la propria volontà dichiarata al pm di giocarsi la partita». E aggiunge che le dichiarazioni dei tre atleti «sembrano essere mosse» dalla «prevalente finalità di non aggravare la propria posizione individuale al cospetto degli organi disciplinari». Quello che spaventa di più leggendo gli atti è la forza dei tre capi della tifoseria barese di «terrorizzare una squadra di calcio di serie A».
Poi c’è l’episodio del 22 aprile per il match in campo neutro al San Nicola, Foggia-Lumezzane. Sblendorio e Loiacono al telefono dicono di voler caricare e picchiare gli odiati tifosi foggiani, cosa che non avviene perché l’incontro viene spostato in tutta fretta a Lecce per motivi di ordine pubblico. I propositi ritorsivi riguardano anche i giornalisti Enzo Magistà, direttore del Tg di Telenorba, e il cronista di Repubblica-Bari Giuliano Foschini che nei loro articoli avevano «censurato» l’operato dei capi della tifoseria barese. Eloquente l’intercettazione della telefonata del 3 aprile tra Sblendorio e Loiacono. Sblendorio: «Magistà si è tolto la titina, ci sta buttando la merda in faccia, quegli ultrà che si accordavano le partite… oh, Lello in altri tempi avremmo spaccato tutto, bombe a Repubblica, mazzate a Magistà avessimo dato…». Spiega il procuratore, Antonio Laudati: «Siamo stati costretti a intervenire prima della fine del campionato perchè l’intimidazione e la capacità di condizionamento è proseguita e rischiava di compromettere l’esito delle indagini e l’incolumità di alcune persone».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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