Conte-Carobbio, atto secondo. Nell’aula dell’ex Ostello della Gioventù del Foro Italico dove è iniziato ieri il processo d’appello al Calcioscommesse, è stata questa la sfida che ha monopolizzato l’udienza dinanzi alla Corte di giustizia federale. Da una parte il collegio difensivo dell’allenatore bianconero (gli avvocati Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero), dall’altra il procuratore federale, Stefano Palazzi. Obiettivo della difesa: demolire le accuse del pentito Filippo Carobbio che hanno portato alla squalifica di 10 mesi in primo grado per le presunte combine di Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena.
A esordire sotto gli occhi di Conte, del suo vice Angelo Alessio (8 mesi in primo grado), e dell’ad Beppe Marotta, è stata la Bongiorno: «La strategia difensiva di Carobbio è chiara: derubricare il reato di associazione a delinquere pluriaggravata in frode sportiva. Carobbio accusa Conte e la società per ridimensionare il suo ruolo». Poi ha sferrato il colpo: «Per la Commissione disciplinare Carobbio non mente mai, ha una percentuale d’infallibilità del 100%. È divino, uno e trino. Ho fatto una lunga esperienza con la Corte di Giustizia, l’unico modo per mettere in dubbio il pentito è il contro esame. Io gli avrei fatto 450 domande e una mi resta qui: scusi, ma Gervasoni ha detto la verità o non ha detto la verità quando dice che la gara è stata combinata dagli zingari? Qui abbiamo un Carobbio smentito da Gervasoni. Cosa prova la credibilità del pentito in Novara-Siena? E la combine svelata di AlbinoLeffe-Siena? Ma questo riscontro ping pong è rigettato dalla Cassazione. Su AlbinoLeffe-Siena il riscontro è che Stellini (ex collaboratore di Conte, ndr) ha patteggiato e ammesso. Il principio che viene affermato è che ”quello che sa il vice, sa anche l’allenatore”. La suprema Corte ha detto però che è un errore logico». Infine un riferimento sul «brutto carattere» dell’allenatore. «Dicono che Conte non poteva non sapere perchè è un accentratore arrogante. Ma se uno è così, non dici nulla».
Poi la replica di Palazzi che ha difeso il pentito: «Non è vero che le accuse sono tardive, sono solo progressive. La credibilità di Filippo Carobbio è dimostrata dai fatti». Il procuratore ha quindi sminuito l’acredine tra allenatore e giocatore. «Se avesse avuto un intento calunniatorio Carobbio non avrebbe aspettato tanto per tirare in ballo Conte: lo avrebbe già fatto dal 19 gennaio 2012 rendendo dichiarazioni più gravose».
Tra i 15 appelli affrontati ieri (13 tesserati e due club) c’è stato poi il caso del Grosseto estromesso dalla serie B e il patron Camilli inibito 5 anni per la presunta combine Ancona-Grosseto. «Faccio il presidente da circa 20 anni – ha detto in aula – e posso dire di avere carattere duro, ma non sono mai stato sfiorato da nulla. Ho avuto la sfortuna di avere scelto un direttore sportivo (Andrea Iaconi, ndr) che ha portato 6 criminali, ma io faccio il presidente, non entro nei discorsi tecnici».
L’ultimo ricorso, quello del calciatore del Siena, Emanuele Pesoli, protagonista nei giorni scorsi di uno sciopero della fame. Oggi toccherà ai ricorsi relativi al procedimento di Bari: quelli di Leonardo Bonucci e Simone Pepe e del Lecce. Entro giovedì le sentenze.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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