«Non è finita», ha detto l’altro giorno il capo della polizia, Antonio Manganelli, anticipando novità «se possibile ancora più clamorose» sulle inchieste sul Calcioscommesse condotte dalle varie Procure della Repubblica. Una cosa appare però certa: il filone napoletano è chiuso da tempo. Da maggio dello scorso anno, per l’esattezza. Con l’avviso nei confronti dell’ex terzo portiere, Matteo Gianello, e dell’ex centrocampista del Chievo Silvio Giusti, accusati di frode sportiva per aver tentato, senza successo, di combinare a favore della Sampdoria il risultato di Samp-Napoli del 16 maggio 2010.
L’inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ha passato ai raggi X il Napoli e suoi giocatori. E il club ne è uscito pulitissimo. Dopo intercettazioni e interrogatori sono emersi elementi ritenuti utili a sostenere l’accusa solo per quella gara. A parte Gianello, non ci sono tesserati del Napoli sotto inchiesta. Gianello, reo confesso del tentativo di alterazione della gara, ha ammesso ai pm napoletani e confermato ai federali, la tentata combine di Sampdoria-Napoli. Entro fine di questo mese potrebbero scattare i deferimenti per Gianello e il Napoli che, per responsabilità oggettiva, potrebbe, incappare in un’ammenda. Rischiano l’omessa denuncia i calciatori, ma è solo una ipotesi, Paolo Cannavaro e Gianluca Grava e lo juventino Fabio Quagliarella, che non avrebbero denunciato la proposta illecita dell’ex compagno.
Le parole del capo della polizia Manganelli hanno spinto il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete a intervenire. «Non so nel dettaglio a cosa si riferisca Manganelli, ma è noto che ci sono filoni sul calcioscommesse ancora aperti alle Procure di Bari e Cremona. Noi invitiamo tutti alla prudenza, è presto per dare giudizi», frena Abete cercando di tranquillizzare un mondo del pallone continuamente scosso dagli scandali. «Aspettiamo gli atti», ha quindi aggiunto. Quelli di Cremona, appunto, che permetteranno alla Procura federale diretta da Stefano Palazzi di chiudere le situazioni pendenti ormai da mesi: la questione del vice capitano laziale, Stefano Mauri, e dell’ex genoano Omar Milanetto, entrambi arrestati a fine maggio, e dai cui dipendono le sorti di Lazio e Genoa. Ma, non solo: i pm lombardi attendono da tempo l’arrivo in Italia di Almir Gegic, lo zingaro del Calcioscommesse che potrebbe dare nuovo impulso a un’indagine che potrebbe arricchirsi ulteriormente dal know-how dell’Interpol.
A quanto pare, al centro del nuovo scandalo ci sarebbe Salernitana-Bari del 23 maggio del 2009 e il coinvolgimento, ancora solo ipotetico, di Gillet, Ranocchia, Barreto, Stellini e tanti altri. Sarebbe ancora Bari al centro delle inchieste sul calcioscommesse. Terminata la prima tranche d’indagini con il patteggiamento di Andrea Masiello (un anno e 10 mesi di reclusione per associazione per delinquere e frode sportiva) sta per arrivare a un punto di svolta quella su altre due partite: Bari-Treviso (0-1) maggio 2008 e Salernitana-Bari (3-2) maggio 2009. Centrali risulterebbero le rivelazioni fatte da Vittorio Micolucci e dallo stesso Masiello al pm Ciro Angelillis. La gara con i salernitani sarebbe stata venduta – sia chiaro, è ancora solo una ipotesi investigativa – per circa 160 mila euro e soldi spartiti tra i componenti della rosa (staff tecnico escluso). I soldi sarebbero stati consegnati in due rate. Nel corso dell’estate sono stati interrogati numerosi ex giocatori del Bari: da Vitali Kutuzov a Simone Bonomi, da Alessandro Parisi a Marco Esposito e Stefano Guberti, da Ranocchia al factotum Iacovelli. E anche Antonio Conte come persona informata sui fatti. Perché Conte di quel Bari era l’allenatore.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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