«Finalmente ho potuto dire la verità». Antonio Conte attendeva il confronto con gli 007 federali da tempo. Da quando sono iniziate a filtrare le prime indiscrezioni sugli interrogatori in Procura di Cremona e in quella federale del pentito e suo grande accusatore Filippo Carobbio. «Ho potuto raccontare la verità in un clima molto sereno – ha sottolineato il tecnico al termine della sua audizione durata circa tre ore e 40 minuti -. Ribadisco: sono contento per aver potuto dire la verità. Ora torno in Valle d’Aosta a fare quello che mi riesce meglio, vincere e fare l’allenatore».
A Chatillon da giovedì si è radunata la sua Juve. Lui, però, dopo i saluti di rito, ha preferito raggiungere subito Roma per preparare al meglio la sua difesa in un summit con i suoi legali Luigi Chiappero, Antonio De Rensis e Michele Briamonte. L’obiettivo era smontare le accuse di Carobbio, suo ex giocatore ai tempi di Siena che lo tira in ballo proprio per la stagione 2010/2011 in cui i toscani raggiunsero la promozione in Serie A. Le dichiarazioni di Carobbio riferite a Conte sono circostanziate al pareggio per 2-2 di Novara-Siena, del 30 aprile 2011 e al successo per 1-0 in AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. «Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio», raccontò in Procura federale il centrocampista lo scorso 29 febbraio. E ancora: «fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe».
Come già anticipato la difesa di Conte, per ribattere alle pesanti accuse, ribadite da Carobbio anche nell’audizione di martedì, ha presentato una memoria con 15 testimonianze giurate. Testimonianze che smentirebbero Carobbio, e che si sommano a quelle rese negli uffici federali da altri tesserati senesi. Avrebbero negato tutto anche i bianconeri toscani Marcelo Paez Larrondo e Alessio Sestu. Altro elemento della linea scelta da Chiappero e De Rensis è l’acredine tra la moglie di Conte e quella di Carobbio. Una ruggine tra Conte e Carobbio, dovuta anche allo scarso impiego del giocatore. Ma Carobbio, ritenuto finora altamente credibile dal pool del Procuratore Stefano Palazzi, non ci sta ad essere screditato e, mentre il suo ex tecnico era sotto torchio, ha commentato ai microfoni di Rtl 102.5 la linea difensiva del bianconero con un pizzico di sarcasmo. «Secondo te può essere una cosa normale? – si è domandato – Può essere una difesa logica? Però a me non interessa, io sono sereno».
È rimasto a lungo negli uffici dei federali anche il presidente del Grosseto, Piero Camilli, chiamato a difendersi dalle accuse di alcuni suoi ex tesserati per le presunte combine di Salernitana-Grosseto e Ancona-Grosseto dell’aprile 2010. «Io sono uno per bene, non sono mai andato in galera», si è sfogato Camilli al termine della sua audizione. Sul match con la Salernitana, invece ha precisato: «Turati ha detto che io avrei dato 3-4 mila euro a Mariano Stendardo, un mio ex giocatore, per organizzare la combine. Ma io sono una persona per bene». E proprio Stendardo è stato convocato dai federali martedì prossimo, assieme a Nicola Mora, per fornire la sua versione dei fatti.
Infine la Procura di Bari è convinta che il derby Bari-Lecce di serie A del 15 maggio 2011 è stato comprato dal club salentino per 230 mila euro. Vicenda che potrebbe costare al Lecce una seconda retrocessione in poche settimane, in Lega Pro. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato all’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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