Per Stefano Mauri le porte del carcere si aprono alle nove di sera. Si infila sull’Audi scura del suo procuratore e se ne va. Destinazione: la casa dei genitori a Monza, dove sconterà gli arresti domiciliari. Una settimana fa sono scattate le manette ai polsi del capitano della Lazio, dell’ex genoano Omar Milanetto, dell’ex dell’Albinoleffe Matteo Gritti e del giocatore ormai fuori dai campi Ivan Tisci, ieri per tutti – tranne che per il sampdoriano Cristian Bertani – il gip Guido Salvini ha disposto la scarcerazione. I quattro giorni di interrogatori di garanzia, secondo gli inquirenti, hanno dato buoni frutti, «il quadro d’accusa descritto nell’ordinanza e riguardante il fenomeno dell’alterazione delle partite si è nel suo complesso rafforzato».
Perciò, considerando che non sussiste pericolo di fuga, che il laziale si è spontaneamente costituito, che ciò che non hanno detto Mauri e Milanetto avrebbe comunque trovato riscontri investigativi, il gip ha optato per misure meno afflittive. Anche se, rileva, «gli elementi di accusa non sono venuti meno nei confronti di nessun indagato e non sono stati validamente contrastati dalle versioni difensive». In particolare per Mauri, che secondo il giudice avrebbe fornito «un alibi del tutto inverificabile». Riassume l’ordinanza: il capitano, in merito alla sua partecipazione alla presunta manipolazione delle partite Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, «ha ammesso di aver utilizzato proprio nel maggio 2011 e solo in quel periodo la scheda sim a lui consegnata dal titolare di un’agenzia di scommesse, Luca Aureli, anch’egli indagato, e intestata alla fidanzata di questi».
La spiegazione fornita da Mauri è la seguente: ha usato la sim card nelle conversazioni con Aureli (e con Zamperini) solo per «prudenza», dovendo scommettere su incontri di basket nel campionato americano Nba. La versione del laziale, sottolinea il gip, «è scarsamente plausibile e, almeno allo stato, appare costruita a posteriori», perché Mauri non ha alcuna necessità di nascondere le scommesse sulla pallacanestro – il regolamento Figc vieta ai suoi tesserati solo le puntate sul calcio – e «non vi è traccia che egli, né in precedenza né in seguito, abbia coltivato un interesse del genere». Al contrario, per il giudice, quella carta sim ha tutta l’aria di essere una vera e propria scheda «dedicata»: dal 13 al 28 maggio, come riconosciuto dallo stesso giocatore, si «sovrappone perfettamente con i giorni in cui sono avvenute le due partite più importanti toccate dall’indagine e cioè Lazio-Genoa e Lecce-Lazio».
Dunque quello del capitano viene ritenuto «un alibi del tutto inverificabile», considerato che di tali giocate sul basket non esiste alcuna ricevuto e che il 14 maggio 2011, poco prima del match con il Genoa, Mauri fa un uso intensivo di quell’utenza intestata a Samanta Romano. «In sole due ore e mezza, tra le 12.45 e le 15.19, ha scambiato ben ventotto sms con Zamperini, evitando ogni volta di parlargli di persona, e a tali sms ne sono seguiti altri quindici nell’arco della giornata proprio con Luca Aureli», segnala l’ordinanza.
Mauri ha spiegato ai magistrati che Zamperini è il suo grande amico, una persona che non riconosce nelle accuse della procura di Cremona: «Il fatto che ci siamo incontrati nel pre-gara non ha nulla di strano, è una routine che Zamperini venga a Formello prima delle partite per prendere i biglietti omaggio».
Ma una così intensa attività telefonica, secondo il gip, «non è compatibile con la semplice consegna di biglietti regalo a Zamperini, consegna peraltro già avvenuta». Piuttosto sarebbe riconducibile «a un’attività in corso che altro non sembra essere se non il passaggio di informazioni concernenti la manipolazione dell’imminente partita, con le conseguenti scommesse che potevano essere giocate presso l’agenzia Aureli». I legali di Mauri, così come quelli di Milanetto, presenteranno ricorso al riesame contro i domiciliari: «È un provvedimento ingiustificatamente afflittivo», affermano i difensori del capitano.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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