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Calcio minore – La favola Montesarchio tra Insigne, l’Allegretto, i sogni e la realtà

Antonio Inisgne, fratello maggiore di Lorenzo, fa parte del progetto: pur di giocare in valle Caudina ha accettato di scendere di categoria

Nei campi di periferia, da sempre, la scintilla: che vive tra l’imperfezione e la condivisione, come in un bel romanzo o un racconto d’avventura. Al centro un pallone, la passione, la volontà, i sacrifici, le speranze e i sogni. Su campi a volte improvvisati, ginocchia sbucciate, mille corse a perdifiato, gli occhi verso il cielo, la fatica che si dipinge sul viso. È calcio dilettantistico, la storia di un’anima buona, la favola dell’ A.C. Montesarchio 1950, primo nel campionato di Promozione campano, girone C.

Un’autentica favola, fatta di buonsenso e lavoro, soddisfazione e stupore, organizzazione e voglia di crescere, ricerca di equilibrio e programmazione. Già 13 vittorie su 14 gare disputate per una squadra che rappresenta un piccolo paese della Valle Caudina, e al tempo stesso la forza delle idee del dg Biagio Mataluni: giovane ambizioso, innamorato follemente dei propri ragazzi, imprenditore. In un mondo spossato dal narcisismo, dall’apparire, rappresenta invece l’antipatico intelligente, infastidito dalla sola idea di vendere il successo come un prodotto. Principi, e tirar dritto senza curarsi troppo del consenso.

Allestire una squadra competitiva? Difficile, ma non impossibile. Un lavoro lento, una ricerca certosina, la realizzazione di un mosaico. Logica e al contempo fantasia, ricercando singoli tasselli senza farsi spaventare dalle difficoltà. Pur di risvegliare il calore e l’impeto della gente, andato in soffitta nel recente passato. Parole? Fatti, come restaurare un impianto sportivo, l’ “Allegretto”, in rovina da decenni.

Nomi, poi, e che nomi per la Promozione: Antonio Insigne, fratello maggiore dello “Scugnizzo di Frattamaggiore”. Il ragazzo ha accettato di scender di categoria, pur di divenire uno dei perni del progetto sannita. Impatto, in coppia con Alessio Befi, il “Toro caudino”, incubo delle difese di mezza Campania dilettantistica, simbolo di ogni piazza per la quale ha giocato.

Ad organizzare il lavoro sul campo l’allenatore Ferraro. Un uomo pratico e onesto, semplice ma dalle idee chiare, sincero come un bicchiere di Pinot. Meticoloso e puntiglioso. Gli ingredienti ci sono tutti: un lieto risveglio, un piccolo sorriso, per una valle duramente colpita da una crisi lacerante. La favola del Montesarchio ha acceso la scintilla: per far in modo che la realtà si confonda con i sogni.

Giuseppe Parente per gianlucadimarzio.com

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