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CALCIO MINORE – Campana esonerato dall’Arzanese: “Grazie di tutto, ma è un’ingiustizia”

"Sarei un ipocrita a dire che sono contento di aver perso la panchina dell'Arzanese, da uomo di calcio la vedo una piccola ingiustizia: ma il rancore lo riservo per cose ben più gravi"

Per Rosario Campana, il ‘Ferguson del Borgo Orefici’ (e questo la dice lunga sul suo essere un manager costruttore più che un traghettatore), il Mondo si divide in due categorie. Quelli con l’anima e quelli che, invece, si sono dimenticati di averla. Sia ben chiaro, siamo sempre umani: quindi l’errore è dietro l’angolo; al di là di ogni sbaglio, però, mai si potrà accusare Campana, tra i tecnici più focosi e, perché no, simpatici del panorama campano, di non metterci l’anima.
Incontriamo stamane l’ormai ex tecnico dell’Arzanese (Serie D, Girone H) per un caffè e lui, nonostante la non lietissima novella (la decisione della società è fresca), si concede ai nostri microfoni con la solita disponibilità e spigliatezza.
Cosa è successo, mister?
“E’ successo che sono stato esonerato. La cosa, ovviamente, non può farmi piacere. Sia ben chiaro: so che i drammi della vita sono altri ed accetto la decisione della società con serenità. Sono un gran simpatizzante dell’Arzanese e non ne ho mai fatto mistero, quindi spero che tutto vada per il meglio. Colgo anzi l’occasione per fare gli auguri al nuovo mister Enzo Nutolo, una persona che merita. Però non mi sento di condividere la scelta dell’ormai mia ex società.”
Come le è stato comunicato che sarebbe stato sollevato dal suo incarico?
“Ho parlato col direttore De Micco e sono stato messo di fronte alla realtà dei fatti. Mi è stato detto, dopo la sconfitta di San Severo, che l’ambiente mi era ostile e che la società aveva deciso di puntare su un altro allenatore. Il gruppo-squadra, però, è rimasto affezionato a me nonostante si sia lavorato per solo un mese e mezzo.”
Un mese e mezzo?
“Sì, il nostro ‘matrimonio’ ha avuto inizio lo scorso 12 agosto, mentre tutte le persone ‘normali’ sono in vacanza. Ma il calcio è la mia passione, oltre che un lavoro, ed io decisi di buttarmi a capofitto nella missione Arzanese. Ovviamente, quando una compagine scende dalla Lega Pro ed affronta il campionato di Serie D, è vista da tutti come una delle principali candidate alla vittoria finale. Molte cose, però, non le si sanno.”
Cosa c’è da sapere?
“Arzano è una piazza molto esigente, fino alla scorsa primavera i tifosi hanno sognato di poter giocare nella ‘C’ unica, ma sappiamo tutti com’è andata a finire. La nuova stagione, però, quella attuale per intenderci, è stata condita da altri scenari. C’era bisogno di “spending review” e si sa che vincere spendendo molto meno degli altri è quasi impossibile al primo colpo. Ci vuole programmazione, lungimiranza. Era questo un po’ il mio obiettivo.”
 
Si spieghi, se può.
“Quando fui contattato mi fu messo a disposizione un budget di 150.000 euro. Con quelli, coadiuvato da De Micco, avrei dovuto allestire una squadra, uno staff tecnico ed assumere i magazzinieri. Certo, 150.000 euro al giorno d’oggi non sono noccioline ma si sa che nel mondo del calcio, anche in D, le valutazioni sono diverse. Con quel budget non si può ambire a vincere il campionato, più che altro, cosa che era nelle mie intenzioni, si può pianificare di mettere le basi per progetti lungimiranti, che possano farti vincere prima in quanto a programmazione, poi sulla base dei risultati del campo.”
 
I risultati del campo, però, in questo scorcio di campionati sono stati un pizzico carenti.
“E quello è sotto gli occhi di tutti. C’è da dire però, che una realtà che vuole programmare, deve andare forse oltre il semplice risultato della domenica. Ovvio, avessimo perso 10 gare di fila, sarei stato il primo a dire che forse c’era qualcosa che non andava e che quel qualcosa ero io, ma qui la situazione era diversa. Abbiamo pareggiato la prima a Monopoli con una corazzata attrezzata per il salto, abbiamo perso in casa col Pomigliano sciupando almeno dieci occasioni da gol, abbiamo perso col Gallipoli che è a punteggio pieno ed a San Severo si è ripresentata lo stesso limite della sfida al Pomigliano. Queste non sono attenuanti, solo dettagli palesi che potevano essere migliorati. Ne ero convinto ieri e lo dico ancora oggi: l’Arzanese che abbiamo allestito si salverà con almeno 6-7 giornate di anticipo.”
In più, nel corso dell’ultima settimana, sono arrivati due elementi importanti come Longobardi e Gatta.
“Elementi che hanno sposato il progetto Arzanese anche in virtù del fatto che ci fossi io al timone dello staff tecnico. Non è facile convincere due giocatori del genere a credere in un progetto lungimirante, a ridursi l’ingaggio ed a lavorare con un gruppo fatto per la maggiore da giovani.” 
Ecco, i giovani, sono forse loro la nota lieta dell’esperienza ad Arzano.
“Sicuramente, ma di note liete ce ne sono parecchie. Navas, Castaldi, Cardinale, Esposito, tutti giocatori nati tra il ’96 ed il ’97, hanno esordito in una Prima Squadra con me in panchina, in più altri sette 95′ hanno conosciuto il campo nel corso di questa stagione. Tutto ciò e sintomo di grande felicità per il Campana allenatore. Poi c’è anche il Campana uomo, che avrebbe forse creduto di meritare qualche stretta di mano in più, ma va bene così.”
Cosa si sente di dire alla dirigenza?
“Grazie. Grazie alla famiglia Serrao, al patron De Vita ed al mitico direttore De Micco per l’opportunità datami. Sulla mancanza di risultati hanno influito quattro fattori: quello temporale, avendo iniziato un po’ in ritardo l’assemblaggio della squadra, quello economico di cui ho parlato prima, quello fisico e, dulcis in fundo, quel pizzico di fortuna che non fa mai male. Scherzi a parte credo di essere, con tutti i limiti annessi, un tecnico progettatore più che un traghettatore e che col giusto tempo a disposizione ci saremmo tolti tutti belle soddisfazioni.”
Nessun rancore allora?
“Sarei un ipocrita a dire che sono contento di aver perso la panchina dell’Arzanese, da uomo di calcio la vedo una piccola ingiustizia: ma il rancore lo riservo per cose ben più gravi. Non posso dire di condividere le scelte societarie, ma sono felice che al mio posto ci sarà Enzo Nutolo. A lui, ai miei ragazzi, alla società e a tutto l’ambiente faccio un grosso in bocca al lupo. D’altronde non ho mai nascosto di simpatizzare per questi colori ed al cuore non si comanda.”
Chissà che fine avrebbe fatto l’anima di Campana con qualche chance in più di raccogliere quanto seminato in questi mesi di passione. D’altronde non dimentichiamoci che, fino a domenica scorsa, tutti davano per bollito tale Zdenek Zeman. Al Cagliari aveva raccolto un solo punto in quattro gare di campionato, prima di aver confermata la fiducia e prendersi a San Siro con gli interessi quello che gli era stato tolto dal fato.
Fonte: Mirko Panico per Campania Gol.
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