L’invito è arrivato esplicito da John Fahey, presidente della Wada, l’agenzia mondiale antidoping: «Nel calcio non ci sono abbastanza test per l’Epo, potrebbero fare di più e li incoraggiamo a fare di più». E tanto per cominciare, Fahey ha chiesto al mondo del pallone di introdurre anche il nuovo passaporto biologico, che può essere usato per indicare il possibile doping piuttosto che evidenziare una specifica sostanza. Il passaporto biologico è stato adottato da 25 sport, tra cui il ciclismo, il più offuscato dal doping negli ultimi 30 anni. «Direi che ora sappiamo che il passaporto biologico dell’atleta è uno strumento molto efficace», ha detto Fahey. «Perché il calcio non lo utilizza? Possono? La mia opinione è che li renderebbe più efficaci». Il calcio, anche se non all’improvviso, si ritrova al centro del dibattito sul doping. Se n’è discusso negli ultimi giorni soprattutto in Gran Bretagna grazie al manager dell’Arsenal Arsene Wenger: «Sono favorevole agli esami del sangue per i giocatori – ha sottolineato Wenger – perché onestamente non credo che nel calcio si facciano abbastanza controlli e sono invece convinto che si dovrebbe scavare più in profondità. Spero che l’Inghilterra sia immune dal doping, ma non lo so per certo, perché i controlli dell’Uefa sono solo sulle urine e non sul sangue, malgrado io stesso abbia chiesto svariate volte di cambiare questa procedura, e così a volte capita che si aspettino anche due ore dopo la partita per avere il campione di urina, mentre i test dovrebbero essere fatti in modo più veloce».
In Italia il primo tecnico ad intervenire sull’argomento è Walter Mazzarri. L’allenatore del Napoli la pensa esattamente come Wenger: «Non capisco perché non si facciano i controlli sul sangue a fine partita che credo siano più oggettivi dell’urina e anche più facili da fare – ha detto ieri -. Ben venga qualsiasi controllo, che ci permetta di fare sport con lealtà e senza retropensieri». Lo ha detto con forza Mazzarri, proprio a voler sottolineare come il mondo calcio, afflitto spesso e volentieri dai retropensieri, possa con facilità rispondere a interrogativi che i responsabili di altri sport vanno ponendosi e pongono all’agenzia mondiale antidoping. Poi tocca anche a Stramaccioni intervenire sulla possibilità di inserire dei controlli doping nel calcio: «Tutto quello che va nella direzione di perfezionare un prodotto che interessa ed è seguito da tantissimi tifosi – ha detto il tecnico dell’Inter – credo sia intelligente prenderlo in considerazione. Da parte mia e da parte nostra c’è la massima disponibilità a qualsiasi integrazione possa migliorare il mondo del calcio». E mentre i due allenatori, in un certo senso, vanno all’attacco, l’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani resta sulla difensiva: «Tutto ciò che è antidoping va benissimo ma nel calcio, uno sport che conta molto sull’abilità, non mi sembra ci sia molto doping – ha commentato ieri a Milanello sull’invito rivolto dalla Wada a intensificare i controlli – Non si impara a parare, dribblare o lanciare la palla dopandosi. Va benissimo l’antidoping ma credo che il calcio non sia uno degli sport che più ha questo problema. Ci sarà, probabilmente, però meno che in altri sport. Il calcio comporta sforzo fisico ma anche abilità e non credo che le sostanze dopanti facciano imparare a stoppare la palla».
Infine, la precisazione della Federcalcio: «Il programma 2013 – informa una nota – predisposto dalla commissione antidoping della Figc d’intesa con il Coni, prevede per quest’anno il controllo di 941 gare per un totale di 2.804 campioni da analizzare, prevedendo controlli Epo ed ematici su circa 300 di essi, per un investimento economico di circa 1 milione e cinquecentomila euro. Un’attenzione costante quella sul fenomeno doping da parte della Figc: il prossimo 28 febbraio, nell’incontro con le società della Lega di serie A e serie B si occuperà anche dello studio della Figc sul passaporto biologico dell’atleta (ABP) e sulle nuove possibili strade da percorrere per contrastare il fenomeno».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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