Non si sente un vice-Cavani ma solo un attaccante che ritorna alla casa-madre con tre campionati e mezzo di serie A alle spalle ed un altro di B. Emanuele Calaiò ripiomba a Castelvolturno con il viso dell’uomo maturo e con tanta voglia di lasciare il segno anche nel Napoli di Mazzarri: «Un giorno potrò raccontare ai miei figli di essere ritornato e di aver vinto qualcosa ancora di più importante con questa maglia», dice nel giorno della presentazione, accanto ad Armero ma molto più a suo agio del colombiano. Una maglia che per ora non ha un numero ma Calaiò sa già quale prendere: il 9, ovviamente, ma aspetta l’uscita ufficiale di Vargas per appropriarsi di quel numero che tanto lo intriga. Calaiò ha compiuto da poco trentuno anni (l’8 gennaio) ma smania dalla voglia di vincere qualcosa d’importante: «Sono qui perché esiste un progetto vincente ed è già uno stimolo in più. Ho acquisito esperienza e nel mio piccolo sono certo di poter dare una mano anche se non mi ritengo un top player. In campo metterò l’anima, questo è sicuro. Cavani? Io e lui siamo diversi per caratteristiche. Potremmo giocare anche insieme. Ma mi metto a disposizione del gruppo. Farò parte di un reparto dove ci sono tre-quattro attaccanti puri. E ritengo di poter rimpiazzare chiunque».
Umiltà, amore per la maglia, attaccamento alla città e alla società. Queste doti umani oltre che professionali hanno spianato la strada per il suo ritorno al primo amore. I tifosi ancora ricordano le diciotto frecce scagliate da Calaiò al cuore dei tifosi, specie quelli delle due curve, nell’anno della promozione in B. E poi le quattordici retI dell’arciere per l’approdo in serie A. A Mazzarri è piaciuta subito l’idea di cooptare il palermitano, ormai vomerese di adozione, al posto dello spaurito Vargas. «Ho già parlato con il mister – racconta – di Mazzarri parlano tutti bene. E’ una persona carismatica, ci tiene al proprio lavoro e stimola in continuazione la squadra. Dall’esterno poi si vede che il Napoli ha carattere, voglia di vincere e che corrono tutti, il primo è Cavani. A chi non piacerebbe giocare sempre? Ma è bello anche subentrare e magari nel finale fare qualche gol decisivo». Calaiò è supermotivato: «Non potevo lasciarmi sfuggire questo treno. Proverò a dare battaglia su tutti i palloni e se ne arriveranno di alti, non mi tirerò indietro», e sorride.
L’arco con le frecce sembra piuttosto pieno. L’arciere, cinque anni dopo, parlà così del Napoli: «Trovo una società più organizzata e la squadra negli ultimi anni ha fatto cose straordinarie, ormai gioca a memoria e il gruppo è formato di bravi ragazzi» . Ed incrociando Cannavaro e Grava li ha incoraggiati: «Forza ragazzi, tornate presto in questo spogliatoio. Del resto, lo abbiamo creato insieme, no?».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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