Tre stagioni in maglia azzurra. Quelle della ricostruzione, delle risalite. Dall’inferno della C1 al purgatorio della B, sino al paradiso d’una serie A gustata però per un campionato e basta. Fu il centravanti del primo Napoli, Emanuele Calaiò. Partner di Pampa Sosa, di Pià, di Zalayeta, che però più di lui seppe entrare nelle grazie di Edy Reja. Un derby per l’attaccante che in azzurro ha vissuto stagioni straordinarie e oggi è avversarioAnche per questo, forse, dopo un ultimo anno tormentoso, fu costretto a dire addio tra il disappunto suo e il dispiacere d’una larga fetta di tifosi. Centododici presenze e 40 gol in campionato per il Calaiò napoletano, costretto ad andar via e cercar fortuna altrove. A Siena, dove in quattro anni ha saputo far carriera: centrattacco, capitano e “arciere” scelto della squadra di Sannino, infatti, l’ex azzurro che, pur senza rincorrere vendette, contro il Napoli vivrà di sicuro una domenica speciale.
E allora, ci siamo Calaiò. Riecco il Napoli. Un amore dimenticato, oppure no?
«Dimenticato? Nient’affatto. A Napoli mi legano ricordi forti. Sensazioni che chi fa il mio mestiere non può dimenticare. E poi mia moglie è napoletana, i miei figli sono napoletani e lì ho sempre casa. Diciamo che pur stando a Siena ormai da quattro anni, sono ancora un po’ napoletano».
Domenica, quindi, guerra di sentimenti.
«Non sarà una partita come un’altra, questo è certo. Già l’attesa è diversa. Quando vedrò dall’altra parte quelle maglie azzurre proverò di certo un’emozione. Però, si sa come poi vanno queste cose: comincia la partita e non pensi ad altro che non sia la tua squadra, il tuo pubblico, la tua voglia di far gol».
Cavani-Calaiò-Lavezzi. Sarebbe stato un buon tridente? Che ne pensa?
«Non ci ho mai pensato. Certo, però, sarebbe stato divertente. Ma questo è fantacalcio. Oggi sto col Siena, ho altri compagni e non mi lamento affatto. Anzi, tutt’altro».
Quello dal Napoli fu un distacco amaro?
«Naturalmente. Speravo di restarci a lungo. Sentivo Napoli la mia città e il Napoli la mia squadra, ma nel calcio così è: un anno sei da una parte e l’anno dopo chissà dove. Cert’è, l’addio fu veramente amaro».
Basta col passato. Le piace il Napoli di oggi?
«Lo seguo con interesse. Gioca un gran bel calcio. Il suo cammino in Champions ha qualcosa d’esaltante».
Un po’ meno quello in campionato?
«Paga il conto all’Europa. La doppia competizione, si sa, divora energie fisiche e mentali. Ma non credo che in campionato il Napoli abbia bruciato tutte le sue chance».
Però, per rinnovare la Champions ha bisogno d’arrivare almeno terzo. Ciò vuol dire che non può sbagliare niente più. E che a cominciare da domenica prossima?
«Dovrà provare a vincere anche a Siena? Lo so. Ma il Napoli non è il solo ad aver bisogno di punti. Certo, avesse vinto contro il Bologna probabilmente l’avremmo trovato meno agguerrito e avvelenato, ma va bene anche così. Proveremo comunque a dargli un dispiacere».
In che modo? Che tipo d’accoglienza state preparando a Mazzarri e alla sua squadra?
«Corsa, sacrificio e… e il resto si scoprirà domenica. Scherzi a parte, a noi occorrerà una partita perfetta per mettere in difficoltà una signora squadra come il Napoli. Non mi sorprende che sia arrivato tanto in alto. Il Napoli ha tutto, squadra, club, tifosi, per stare ai vertici del calcio italiano ed europeo. Però ne ha fatta di strada in pochi anni. Quando c’ero io bisognava aver pensieri per squadre semisconosciute di provincia, ora, invece nella testa del Napoli c’è il Chelsea».
Domenica il Napoli potrebbe ritrovare Lavezzi. Un problema in più?
«Beh, se Ezequiel avesse rimandato il rientro d’una settimana non mi sarebbe dispiaciuto. Lo dico perché l’ammiro. Ci ho giocato assieme. Lo conosco. So bene quanto vale. Lui è di quei giocatori che fanno la differenza. Dovremo stare attenti. Molto attenti».
Del Pocho che ricordo ha?
«Mi tornano alla mente i suoi primi giorni napoletani. Si presentò con i capelli lunghi, con quel suo modo un po’ strano di camminare, come ciondolante e un po’ tutti ci interrogavamo sulle sue qualità. Pure Reja. Anche negli sguardi dell’allenatore coglievo delle perplessità, forse addirittura un certo scetticismo».
Invece?
«Invece quello che il Pocho sa fare è sotto gli occhi di tutti. Impiegammo poco per capire che sarebbe diventato un giocatore assai importante per la squadra. Come Hamsik, le cui qualità, invece, furono subito chiare. Dall’inizio. Dal primo giorno in maglia azzurra».
Dica la verità: un pizzico di rammarico ce l’ha.
«Per non essere rimasto a Napoli? Beh, certo che mi sarebbe piaciuto giocare in Champions League. Ma non mi lamento. Nel mio piccolo, anch’io gioco per qualcosa di molto importante. Che cosa? La salvezza del Siena. Quella è la mia Champions».
Un gol al Napoli lo farebbe volentieri?
«Non farei che il mio mestiere. Per un attaccante il gol è gioia. E una cosa è certa: se mi capiterà un pallone buono, nessun sentimento o vecchio buon ricordo me lo farà sbagliare. Ma il Napoli non c’entra. E’ il calcio che è così».
Ma esulterebbe?
«No. Questo sicuramente no».
Nel Siena mancheranno Gazzi e Rossettini, tutti e due squalificati. Assenze pesanti. Anche preoccupanti?
«Non c’è squadra che possa rinunciare allegramente a uomini importanti, d’esperienza. Ma capita. E’ normale. L’importante è che ci siano giocatori pronti a subentrare. Il Siena ce l’ha? Certo che ce l’ha».
Però la stagione era cominciata meglio. Per un po’ il Siena ha raccolto bei consensi. Poi?
«Poi abbiamo rallentato un po’. Ma il nostro campionato è questo. Sapevamo che sarebbero venuti anche momenti amari. L’importante è superarli. E abbiamo i mezzi, le potenzialità per andare avanti».
Se può consolare, anche il Napoli è andato spesso in altalena. Ha lasciato per strada molti, forse troppi punti.
«Ma non tanti da far pensare di aver compromesso il suo campionato. Certo, il Milan dà l’impressione d’avere qualcosa più degli altri, ma il Napoli per me vale l’Inter. Ha le stesse chance dei nerazzurri. L’ho detto e lo ripeto: il terzo posto è ancora un possibile obiettivo».
A patto che?
«A patto che dopo la partita con il Siena poi vinca un sacco di partite. Dopo però. Perché di punti ne servono tanti pure a noi».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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