Che si giochi per lo scudetto, la salvezza, la promozione in serie A, la Coppa Italia o il Trofeo Moretti, Juventus-Napoli è sempre Juventus-Napoli. Lo sa bene Emanuele Calaiò, il bomber del Siena, che con la maglia azzurra ha affrontato tante volte i bianconeri.
Calaiò, ne hanno fatta di strada Napoli e Juve dal 2006.
«Erano in B per caso. Era chiaro per tutti che azzurri e bianconeri erano lì di passaggio, ognuna per disavventure di diverso genere. Ma questa sfida non perse di fascino neppure allora, neppure quando le altre rivali non erano Milan e Inter. E neanche quando ci ritrovammo uno contro l’altra in un terzo turno di Coppa Italia, in pieno agosto».
Lei segnò un gol e il Napoli passò?
«Lo stadio era strapieno. E noi vincemmo ai calci di rigore. A fine partite vidi la gente far festa come avessero vinto la Coppa Italia e non solo una gara di qualificazione. Perché una cosa mi è sempre stata chiara: quella contro la Juve per i napoletani non è solo una partita, è qualcosa che ha un valore speciale. A me chiedevano di vincere persino prima del torneo estivo Birra Moretti».
Quella stagione fu un lungo testa a testa?
«Loro erano onestamente di un’altra dimensione. Però al San Paolo, nella notturna di lunedì sera, vennero in 60mila per vedere lo scontro-diretto. Ne parlò l’Italia intera: in 60mila per una gara di serie B».
Sette giorni fa ha spaventato la Juve?
«Dopo il mio gol, mi sono illuso che potessimo fermare i bianconeri. Mi brucia la mancata espulsione di Chiellini: sarebbe stato un bel regalo per i tifosi del Napoli affrontare la Juve con due punti di vantaggio».
Che Juve ha visto?
«Stanca, poco lucida. Ma non per questo meno temibile. Appena sbagli, ti punisce: ha il cinismo delle grandi squadre e un collettivo che dà tante alternative a Conte».
Cosmi l’ha costretta persino a rincorrere Pirlo: è questa la chiave?
«Non credo. Tutto ruota sulla capacità che il Napoli avrà di sorprendere la Juve con le sue ripartenze e i suoi lanci lunghi: il gioco di Conte ha come punto debole proprio questo aspetto».
Spieghi meglio.
«La Juve gioca esattamente come il Siena di Conte: ha dei difensori che giocano quasi a centrocampo, una manovra che parte alta e che per questo tende a schiacciare le squadre avversarie nella propria metà campo. Per mettere in difficoltà una simile organizzazione servono i lanci lunghi».
Mazzarri è un maestro in questo tipo di gioco.
«Non a caso è stato proprio il Napoli a far tremare di più la Juve nell’ultimo anno: l’ha battuta nella finale di Coppa Italia e a Pechino l’ha costretta ai supplementari».
Dunque, giochiamo il 2 nella schedina?
«No. La Juve è favorita: ha un collettivo superiore e Conte una rosa molto più ampia. Però io tifo per il Napoli, sia chiaro».
Conte è stato suo allenatore a Siena. Quale la sua caratteristica principale?
«Non ha né titolari né riserve. Lui fa giocare chi sta meglio, chi è più in forma. Non ha preferenze, non guarda ai nomi ma alla condizione».
Contento per la riduzione della squalifica?
«Le ombre su Conte sono ombre gettate sul mio Siena, su una squadra fortissima che non aveva bisogno di andare in giro a piangere con nessuno per ottener un pareggio».
È vero che tornerebbe a Napoli anche a fare la riserva?
«Impossibile dire di no al Napoli. Certo ho 30 anni, difficile che pensino ancora a me».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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