Il portiere che stoppò due volte Careca al San Paolo ritorna sull’unico precedente ufficiale tra Napoli e Real Madrid in competizioni europee.
«Il mio punto di riferimento? Paco Buyo» esclamava un tredicenne Pepe Reina nella sua prima intervista nella primera del Barcellona. Lo storico ex portiere del Real Madrid ricorda perfettamente il doppio scontro con gli azzurri nella Coppa Campioni 1987-88 , soprattutto il ritorno al San Paolo. Che le sembra dell’accoppiamento tra Real Madrid e Napoli? «È senza dubbio un’eliminatoria attraente per gli amanti del calcio. Il Napoli è una squadra che gioca un gran calcio ed è sorretto da una tifoseria caldissima. Sarà un doppio scontro difficile per entrambi, anche se il Real è favorito sulla carta per gli elementi e l’esperienza che ha a disposizione». Nel Napoli ci saranno gli ex Albiol e Callejón, nonché Reina, suo dichiarato ammiratore fin da bambino… «Albiol è un difensore tecnico e solido ormai affermatosi totalmente al Napoli, così come Callejón, che è un maestro nello smarcarsi e vede benissimo la porta. Per quanto riguarda Reina si tratta di un portiere solidissimo e per me in Italia è secondo solo a Buffon». Il presidente De Laurentiis ha detto che il Napoli gioca come il Barcellona. È d’accordo? «Assolutamente sì. A Sarri piace fare bel calcio e il Napoli ha rotto con la tradizione calcistica italiana basata sulla difesa. Credo che agli azzurri mancano solo due o tre elementi di spicco per affermarsi in campionato e in Europa». Il Real ha evitato la Juve, che però non gioca come il Napoli… «Sono due squadre diverse. Il Napoli gioca sicuramente meglio della Juve, ma quest’ultima vince, ed è per questo che era più temuta a Madrid». La sfida di Champions ha delle similitudini con quella di 29 anni fa? «Assolutamente no. Quel Napoli era molto più forte e noi non eravamo all’altezza del Real di oggi. Fu un’eliminatoria che avrebbe potuto benissimo essere la finale di quella Coppa dei Campioni. In tanti oggi parlano di Messi ma Maradona era e sarà per sempre unico: ha portato in trionfo il Napoli e l’Argentina e inoltre all’epoca i fantasisti come lui ricevevano molti più calci ed erano meno protetti rispetto ad oggi». A proposito di calci. È vero che ci furono spintoni e scaramucce all’ingresso in campo al Bernabeu? «Qualcosina ma niente di particolare. Era uno scontro tra grandi calciatori che non volevano perdere». L’ambiente di un Bernabeu gelido fu paradossalmente più dannoso per il Napoli. «Ma anche per il Real Madrid. Quella partita meritava di essere giocata sotto gli occhi del pubblico per l’importanza che aveva. La Uefa esagerò in quell’occasione». Al ritorno al San Paolo il pubblico sì che c’era… «Quella partita fu giocata in un’atmosfera impressionante. Il pubblico fu eccezionale e noi calciatori viviamo per giocare questo tipo di partite». Dopo l’1 a 0 di Francini lei per ben due volte negò a Careca un raddoppio decisivo. «Dopo il vantaggio il Napoli ci mise alle strette e quelle due parate furono fondamentali per non capitolare, soprattutto a livello psicologico». Che mi dice della seconda, che in molti dicono fu con il sedere? «Un misto di prontezza di riflessi e fortuna…» Chi la impressiona maggiormente del Napoli di adesso? «Hamsik, Mertens, Insigne e Callejòn. In attacco possono fare malissimo a tutti e qualcuno di loro potrebbe anche giocare nel Real». Un Real che sembra vincere per inerzia, ma che ha nella difesa il punto debole. «In parte è così. Credo che Zidane sia troppo furbo per lasciarsi sorprendere dal Napoli. Conosce il calcio italiano e sa come approcciare l’incontro. È un vantaggio per il Napoli giocare il ritorno in casa? Dipende dal risultato dell’andata. Se il Real si impone 2-0 ha il 70% di possibilità di passare. Se invece dovesse finire 2-1 allora tutto può succedere al San Paolo»
Fonte: Il Mattino
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