Rafa Benitez: “Papà, e se ti dicessi che mi ha preso il Real Madrid?”. Occhi spalancati, sorpresa che esce da ogni poro. Sudore sulla fronte, forse qualche piccolo dolore intercostale. Che botta questa per uno che ha il corazon rojoblanco da sempre, che conosce meglio il “Calderon” della propria casa. Il bene di un figlio tredicenne viene però sempre al primo posto, a prescindere dalla fede. Anche se fa male eccome eh… allora un fastidio piacevole, ecco. Aria di derby a più non posso, una Capital da conquistare. “Bravissimo Rafa, sono fiero di te!”. E fiero lo era davvero. Anche se da anni Francisco, il papà, dormiva su un materasso biancorosso. Per Rosario invece, la mamma, la storia era diversa. Immaginate se vostro figlio entrasse nella squadra per la quale avete sempre tifato, una passione innata. Euforia, entusiasmo, cuore a mille, gioia alle stelle. Mix perfetto. “Bravissimo Rafa, porterai in alto il nome dei Benìtez”. Sì, il Rafa di cui si parla fa Benìtez di cognome, e oggi compie 55 anni.
Arriva un giorno, però, in cui il ginocchio fra crack. In Messico, perchè il piccolo Rafa era riuscito a conquistarsi anche la Nazionale universitaria spagnola. Si annunciava un altro sogno pronto a diventare realtà… Nada. Ginocchio fuori uso e sei mesi di stop, carriera condizionata. Otto anni tra i Blancos, senza aver mai la possibilità di entrare in Prima Squadra. Sfortuna atroce, quel maledetto ginocchio… ricadute su ricadute. A 26 anni la decisione: smettere di giocare a calcio. Ma la passione no, quella no: davvero non la si può sradicare dal cuore di un ragazzo. Un interesse tanto grande da indurre Rafa a studiarlo il calcio, in ogni suo aspetto, in ogni sua sfaccettatura. Nel contempo una laurea in Educazione Fisica, d’altronde studiare era sempre piaciuto a quel ragazzino.
Lo sapevano tutti: Rafa Benìtez, al termine della sua carriera, avrebbe fatto l’allenatore. E così è stato. Prima, però, anche il professore in qualche scuola di Madrid, poi direttore tecnico in diverse palestre. Un tuttofare. Ogni cosa inerente allo sport era ben accetta da Rafa. Ma la sua strada era quella della panchina. Physique du role, savoir faire. E via così. Il Real Madrid come chiodo fisso, filo conduttore sfilacciato. Ancora una volta: staff tecnico, giovanili, Castilla e poi? Niente Prima Squadra. Ancora adesso, a distanza di 40 anni dall’inizio della sua storia con le Merengues.
Vincere, vincere ed ancora vincere. Trofei, trofei ed ancora trofei. Era questo l’obiettivo, Rafa l’aveva prefissato dall’inizio. E ci è riuscito, ovunque. Con il suo 4-2-3-1, la sua classe, il suo aplomb. Ha scritto e riscritto la storia, ha disintegrato e poi ideato, steso e poi elevato. In ogni squadra, dal Valencia al Liverpool. Ha rivoluzionato ogni club, con il suo fare manageriale e pragmatico. Ha sempre saputo cosa fare e come farlo. Ha vinto tutto, ovunque. Champions League, Europa League, Coppa UEFA, Coppa Italia, Supercoppe, campionati, il Mondiale per Club. E non è mai cambiato, ha sempre manifestato la sua caratterizzante umiltà nel nome dello studio continuo. Anche oggi al Napoli. Liverpool gli è rimasta nel cuore, ma ogni città gli ha dato qualcosa. E lui ha dato tutto in ogni città in cui è stato. Sempre allo stesso modo: occhiali, agenda, libri, filmati. Sempre ad aggiornarsi, sempre ad apprendere. Tanti auguri Rafa, 55 anni da studioso vincente.
Fonte: gianlucadimarzio.com
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