The Players’ Tribune ha pubblicato una chiacchierata video tra Gigi Buffon con il difensore spagnolo Piqué. Ventisei minuti di riflessioni sul presente, ricordi pescati dal passato, ma soprattutto sul futuro senza nascondersi. Eccone un estratto:
“Quando cominci ad avere un’età come la mia è giusto valutare mese dopo mese e settimana dopo settimana. E’ molto importante per un atleta sentire sempre dentro il desiderio di battersi, di dannarsi, di essere protagonista. E poi devi realmente, anche fisicamente, sentirti ancora bene, perché sono uno che ha tanto orgoglio. E non ci sto a fare brutte figure: io sono Buffon e voglio essere sempre Buffon fino all’ultimo giorno. Appena vedo che non sono più Buffon, è meglio prendere e uscire. Con il presidente (della Juve Agnelli, ndr) faremo una valutazione in serenità nei prossimi mesi (evidentemente l’intervista è stata rilasciata tempo fa, ndr): in questo momento sono molto felice, se vado avanti e gioco sono contento perché sono in un ambiente sano e so che posso dare il mio contributo. Se non posso fare questo, non c’è problema. Va bene uguale, è stata ugualmente una bellissima carriera. Però dentro di me ho la tranquillità e la serenità che, essendo una persona molto curiosa, il giorno che non giocherò più a calcio so che avrò modo di non annoiarmi. Di stimolare il cervello. Io non mi annoierò mai, e quindi non subirò troppo l’uscita di scena dal palcoscenico. Vorrei fare tutti i corsi formativi, cioè imparare a fare bene se si può il dirigente, il direttore sportivo se si può, l’allenatore se si può. E poi con calma scegliere una strada e andare dritto su quella. Cinque mondiali? Sono orgoglioso. Per restare così tanto ad alti livelli ci vuole tanta fatica, devi saper soffrire tanto: è una bella gratificare che siamo in pochi ad aver partecipato a 5 Mondiali. Purtroppo, però, avrò sempre il rimpianto del sesto, che sarebbe stato davvero speciale. Germania 2006? E’ stato speciale, al di là della vittoria, è stato bello per come l’abbiamo vissuto grazie ai tanti italiani immigrati in Germania che ci hanno fatto sentire sempre in casa. Tutta questa gente non ci ha mai fatto sentire soli. Due ricordi poi fantastici: la semifinale vinta con la Germania, la partita nella quale ho avuto più tensioni in tutta la carriera, e il ritorno alle 5 di notte in albergo con cinquemila italiani ad aspettarci con i fumogeni. E la cosa particolare è che dopo aver vinto con la Germania eravamo tranquilli e pensavamo di aver già vinto il Mondiale. Siamo stati dei pazzi. Noi pensavamo di aver già vinto, ma in finale giocavamo contro una Francia pazzesca. In finale con la Francia avevo meno tensione, ma la sera prima avrò dormito due ore… E mi ricordo questo malessere, emozioni forti, e la fatica per riposare. Ho una sensazione forte dopo la vittoria del Mondiale: non riuscivo ad essere felice, perché avevo sacrificato tante energie e tante emozioni. Per cui la vera felicità è arrivata molto dopo la vittoria”.
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