Gigi Buffon, due partite per affiancare Zoff, a quota 112 presenze azzurre, dietro solo a Cannavaro e Maldini.
«Già, 14 anni fa, quando sono arrivato in Nazionale, era un sogno. E’ un grande traguardo di cui essere orgogliosi».
Con Cassano e Rossi la festa sarebbe stata più bella.
«Sì, ci mancano tutti e due. Sono convinto che ci daranno una grande mano all’Europeo».
Intanto però pesa la loro assenza.
«Indubbiamente. Prendiamo Antonio. Ci manca il suo tocco di pazzia, la sua allegria, il modo giusto con cui si sta comportando negli ultimi anni».
Glielo ha detto?
«Ci siamo sentiti. Gli ho chiesto se gli fossero arrivati i fiori inviati da mia moglie e lui ridendo mi ha detto “no, comunque non sono morto…”. E io: “Con la pioggia di questo periodo tu con il tuo ombrellino sei a posto”».
Se non dovessero farcela, la loro assenza a Euro 2012 potrebbe diventare un alibi?
«Niente alibi. Gli eventuali sostituti hanno lo spessore internazionale giusto. E questa è un’Italia che ha subito solo 2 gol, che ha una difesa e un centrocampo affidabili. Partiamo da due blocchi solidi, che fanno ben sperare. Ci sono 5 o 6 elementi per ogni ruolo e per ogni reparto, sullo stesso livello. Con Pazzini, Osvaldo, Balotelli, Matri in avanti siamo coperti. Certo dispiace che dopo un anno e mezzo si deve lasciare il progetto, modificando qualcosa a livello tattico e di gioco. Ma il ct ha le idee chiare».
Sono lontani i tempi del suo scetticismo sul futuro azzurro…
«Merito di Prandelli. La serenità e la lucidità con le quali è riuscito a entrare nel mondo Italia e a insegnarci un modo nuovo di proporre calcio, sono le chiavi della rinascita».
Il ct adesso ha deciso di puntare su Balotelli: Mario dovrà sentirsi responsabilizzato.
«Mario ha bisogno solo di giocare e di far vedere il proprio valore come sta facendo in modo straordinario nel City. Noi qui lo abbiamo sempre fatto sentire importante, e ci aspettiamo molto: ha le potenzialità per vincere le partite con le sue giocate. Tipi così ce ne sono pochi».
Tipi alla CR7, alla Messi, o sono paragoni esagerati?
«No, come importanza di giocatore ha quel tipo di potenzialità. Lo avvicinerei a Cristiano Ronaldo. Dipende solo da lui. Chi è padrone del proprio destino ha una grande fortuna, al saldo degli infortuni».
Tra Nazionale e club ci sono state le prime scintille. Galliani e Conte si sono lamentati .
«E’ normale che Conte, che ha appena intrapreso un progetto ambizioso, sia dispiaciuto di non poter lavorare al meglio, vistoche gli manca mezza squadra. Ma se ai giocatori si fa la domanda, tutti vogliono andare in Nazionale. Conte ai suoi tempi volava…»
E la storia di Abate tappabuchi?
«Se uno come Ignazio viene in Nazionale il primo ad essere felice deve essere lui. Stesso discorso vale per la Juve: diciamo che è il riconoscimento del mercato fatto dalla nuova società. Certo che in generale di amichevoli e qualificazioni frega poco a tutti. Conta che uno faccia 5 gol al mondiale e raddoppi il proprio valore…».
A proposito di Galliani e Conte. Milan-Juve sarà il vero duello scudetto?
«Dunque, vediamo, dopo dieci giornate, noi in questo momento siamo quarti, loro terzi, e davanti ci sono Lazio e Udinese… Non svicolo ma la Juve viene da due settimi posti! Vero: c’è un progetto, c’è un tecnico capace, giocatori bravi, c’è stato un buon inizio, ma se sento dire che Napoli-Juve è da scudetto mi viene da ridere».
Sorrisi a parte: giusto il rinvio?
«Fino a 12,30 pensavo fosse impossibile giocare, alle 17,30 esattemente il contrario. Ma davanti ad alluvioni e morti, anche il calcio deve avere l’umiltà di mettersi da parte. Magari possiamo parlare e discutere delle modalità del rinvio di Napoli-Juve. Credo che un Prefetto abbia però la coscienza di scegliere per il meglio».
Tornando al campionato, quale è la sua favorita al titolo?
«Io dico Milan. Anche sul piano del gioco, l’ultimo mese lo ha detto: con tutti gli effettivi disponibili, non come contro di noi a Torino, è il più forte. Noi come la Lazio, l’Udinese, il Napoli, stiamo lottando, sperando di collocarci in alto tra venti giornate».
L’obiettivo reale della Juve secondo Buffon?
«Riconquistare il rispetto! Sarebbe tanto dopo due anni in cui abbiamo fatto… sorridere».
Il suo sentimento davanti alla sentenza su Calciopoli?
«E’ un discorso trito e ritrito. Se si chiama giustizia si arriva alla soluzione migliore, quale essa sia. Ma non mi va di girare ancora il manico in questo pentolone».
Ultima domanda: che fare davanti alla tragedia della sua terra?
«Qualsiasi iniziativa avrà il mio appoggio. Ma il senso di responsabilità deve essere comune: non solo di chi come me ha lì le radici, ma anche di chi deve ricordare e testimoniare quel che è accaduto».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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