Gigi Buffon, diciott’anni di calcio e tante pagine ancora da scrivere: si comincia domenica con Juve-Napoli…
«Dopo gli anni di Platini e Maradona, il prestigio s’era un po’ perduto: è tornata a essere una sfida di cartello dalla stagione della B, in cui entrambe le squadre eravamo finite. In pochi anni, ci siamo ritrovate a lottare ai vertici e questo è un bellissimo omaggio alla programmazione: per la Juve hanno avuto un peso importante anche la tradizione e la Famiglia, per il Napoli va dato grande merito al presidente De Laurentiis, sui generis ma capace di lavorare benissimo».
Lei arrivò a Torino insieme con Nedved e Thuram, dopo la cessione, dolorosa e ricca, di Zidane: il Napoli che dimentica Cavani dimostra, come quella Juve, che non esistono intoccabili e che reinvestendo bene si può diventare perfino migliori?
«La squadra di Benitez è più forte ed esperta in generale, ma il discorso reggerebbe se Cavani fosse stato rimpiazzato con un centravanti di valore medio: se prendi un campione come Higuain la differenza non si fa sentire a prescindere, può oscillare la qualità ma la sostanza è quella».
Secondo lei, come finirà domenica?
«I veggenti stanno a Medjugorje, però ho tante speranze. Sento di poter passare un’altra serata felice».
I punti in palio valgono il secondo posto in solitudine, e se la Roma dovesse rallentare…
«I giallorossi così in alto non me li aspettavo, ma neanche loro stessi e nemmeno il più ottimista dei tifosi: il loro cammino fa capire cosa vogliano dire voglia di riscatto, motivazione, spirito di squadra e coesione, doti che permettono di scalare montagne impensabili. La Roma è prima con merito: ho sentito spesso dire che in molte occasioni è stata fortunata, ma io penso che esista una predisposizione ad attirare fortuna e sfortuna e loro sono convinti di ciò che fanno. Sarà rivale fino in fondo, non è di sicuro una meteora».
Lo scudetto sarà un discorso a tre?
«Ho troppo rispetto e stima, per ritenerle tagliate fuori, dell’Inter di Mazzarri e della Fiorentina di Montella».
Cosa pensa del Milan?
«Vederlo così in basso fa impressione, ma anche l’anno scorso non sono partiti benissimo e hanno trovato la forza di ribaltare i pronostici: prima di seppellire i rossoneri, aspetterei».
Aveva immaginato una stagione dura…
«E i fatti mi danno ragione: vincendo la faremmo diventare normale o scontata, in qualsiasi altro modo finisca sarà un insuccesso. Così non è facile, ma l’organizzazione che in questi tre anni ci ha dato l’allenatore è ben delineata e la fame è quella di sempre».
Nei suoi confronti non sono mancate critiche, a volte eccessive.
«Esaltare, anche esagerando, e subito dopo mettere tutto in discussione o distruggere fa parte della nostra cultura: meno male che ognuno ha un proprio equilibrio, le proprie sicurezze, altrimenti si finirebbe presto in psicanalisi. Di sicuro quest’anno, sin dalle prime battute, si è cercato di colpire i giocatori più rappresentativi, basti pensare ai dubbi estivi su Tevez e Llorente che lavoravano come somari dal primo giorno di ritiro e qualcuno voleva brillanti e reattivi. Poi è toccato a Pirlo e Chiellini, quindi è arrivato il mio turno: qualcosa di nostro ci abbiamo messo, intendiamoci, ma si parla di calciatori che venivano da una stagione impegnativa e stressante, culminata nella Confederations».
Parole di Antonio Conte: dà fastidio che la Juve vinca ancora…
«Vale per tutti, non solo per la Juve: è capitato anche all’Inter e al Milan. Una manifestazione dall’esito scontato perde valore, è la cosa peggiore per chi la segue».
I nuovi stranieri vanno benissimo.
«Llorente, per caratteristiche fisiche, aveva soltanto bisogno di smaltire un certa pesantezza dovuta alla preparazione; Tevez s’è rivelato subito un grandissimo acquisto: la sua voglia di vincere, in molte partite ha trascinato la squadra».
Pogba è ormai una realtà.
«L’ha fatto vedere anche con il Real: prestanza fisica, classe innata e movenze ne fanno ad appena vent’anni il migliore nel ruolo migliore».
Dopo quattro partite di Champions, avete soltanto tre punti, eppure le prospettive di passare il turno sono buone.
«Ottimismo e convinzione derivano non solo dalla classifica complessiva, ma anche dalle prestazioni offerte contro il Real: sappiamo che il desino è nelle nostre mani e dovremo cercare di fare quattro punti, non è un bottino impensabile, ma nemmeno scontato, vai in campi caldi come Istanbul contro gente brava ed esperta tipo Drogba e Sneijder».
Fonte: Corriere dello Sport
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