Il portiere del PSG, Gianluigi Buffon, parla ai microfoni de L’Equipe. Il portiere ex Juventus e nazionale italiana ha detto: “Negli ultimi dieci anni ne ho prese tante, sono diventato capitano della Nazionale e della Juventus, avevo tante responsabilità nei confronti del gruppo ma è una normale evoluzione di una carriera tra i 30 e i 40 anni. Quando ero giovane era diverso, facevo quello che volevo, era più bello e più facile, ma se ti comporti a 40 anni come facevi a 20 allora vuol dire che hai un problema”.
Si parla anche della sua scelta del 2006 di seguire la Juventus in Serie B: “Nel calcio la lealtà ti consente di inviare un messaggio all’esterno, puoi dire ai tifosi che anche nei momenti difficili tu ci sei. Giochiamo per gloria, soldi, titoli, per molte cose, ma giochiamo anche per questo sentimento di appartenenza che abbiamo. È una professione particolare e difficile da capire la nostra, io non posso giudicare un ingegnere nucleare perché non conosco quella materia, ma capisco che il calcio è uno sport molto popolare e come giocatori accettiamo le critiche, possiamo non gradirle ma le accettiamo. Siamo vulnerabili, c’è chi non capisce e influenza l’opinione pubblica, molti non capiscono che certe cose non si vedono, che a volte parlare al momento giusto con un compagno di squadra, o dare il suggerimento giusto a un difensore ti permette di non prendere gol e magari di fare risultato. Lo capiscono solo i tuoi compagni perché non c’è nulla di spettacolare ma è qualcosa di importante”.
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