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Brutta sconfitta al Tardini. Napoli a -12 dalla Roma, addio secondo posto

PARMA – L’Europa del Parma è quell’orizzonte invitante ch’è a portata di mano: l’Inter agganciata, lo scontro diretto al «Tardini», e le tre sconfitte di seguito rimosse tutto d’un colpo, sculacciando quel che s’intravede del Napoli, manco il fratello povero della squadra che appena una settimana prima ha dominato la Juventus. Il calcio è scienza inesatta e ciò che resta d’una nottata illeggibile, al di là degli scarabocchi e della pallida presenza del Napoli è l’impennata che Donadoni coglie da quell’1-0 che proietta in una inaspettata dimensione.

AIUTO – Ma per tre quarti d’ora, bisogna inventarsi il calcio andando a scovarlo nel passato: del Parma imbattuto per diciassette partite non c’è traccia alcuna (e le assenze di Cassano, Lucarelli e Amauri non costituiscono alibi), però peggi’ancora il Napoli che in appena sette giorni ha rimosso qualsiasi cenno di se stesso e stropicciato lo spartito con cui s’è divertito (e tanto) con la Juventus. Il nulla è in quarantacinque minuti d’un noia fatale per accomodarsi alla poltrona, per chiedersi perché mai s’arrivi a tanto: un gol (giustamente) annullato a Fernandez, al 10’, su punizione di Insigne; un destraccio di Higuain (23’) nato da rimpallo isterico e sporcato da Felipe; una caparbia scossa di Palladino (39’) per uscire dal letargo. Il resto è l’anticalcio contenuto nel vuoto più assoluto, in fraseggi che viaggiano al ritmo (ritmo?) elefantiaco del Napoli o in quel 4-3-3 di Donadoni ch’è una bugia più grossa del Tardini stesso, perché al di qua della linea del pallone c’è una diga umana.

LA MOSSA -Ce ne vorrebbe una, almeno, per potersi affezionare alla partita, per carezzarla o almeno accettarla: ma nello specchio della porta non arrivano manco quelle che un tempo venivano catalogate come telefonate e l’unico trillo liberatore (potreste non crederci) lo concede Bergonzi che rimanda nello spogliatoio a meditare. Parma-Napoli è l’anestetizzante per isolarsi dal calcio, per uscirne o anche la rapprese
ntazione scenica per interrogarsi sulla qualità d’un campionato paradossalmente illeggibile, perché a giocarsela c’è una delle realtà provinciali più evolute che rincorre l’Europa League e, innanzitutto, la piùà accreditata antagonista di Juventus e Roma (lo dice la classifica) che dovrebbe (dovrebbe) regalarsi motivazioni per tener apparentemente viva la sua stagione. Però c’è un tempo in cui il deserto è rappresentato dalle statistiche aride e dall’assenza di inventiva ma anche d’iniziative.

RIBELLIONE -Poi c’è l’umanissimo orgoglio, c’è il Parma che intuisce i disagi altrui e dimentica i propri, c’è Biabiany che (6’) raschia il fondo del barile, coglie nell’apertura di Palladino una chanches e produce un esterno destro per un Reina fotografico: parvenza d’un gesto tecnico, insomma. E’ un annuncio, ma non sembra, perché quattro minuti dopo, quando s’è aperta una voragine sulla sinistra del Napoli, Paletta s’industria e osa d’esterno, trova la percussione di Cassani che va a scovare Parolo al limite area: il destro è una lama affilata che taglia in due Reina.

RAFALUTION -Un’ora abbondante è scivolata via quando s’alzano le lavagnette luminose e scatta la rivoluzione di Rafa: fuori Callejon, impalpabile, e però pure Higuain, mica tanto presente, vero, però sempre di statura talmente superiore da indurre a pensarci su. Mertens va a sinistra, Insigne a destra (poi il contrario), Zapata in mezzo e il Napoli resta dov’è, anzi com’è stralunato e svagato, quasi disidratato dall’appagamento per un terzo posto appena sublimato dalla vittoria sulla Juventus, praticamente orientato (forse, chissà?) a concedersi già per la finale di coppa Italia, che dista un mese e altre sei partite ancora.

CLAMOROSO – Eppure qualcuno si muove, Zapata per esempio, che (31’) va nell’imbucata di Jorginho, porta via la palla sull’uscita di Mirante e stramazza al suolo: prima delle tv e degli occhi elettronici, s’intuisce dall’alto che Bergonzi ha toppato clamorosamente e che quello è rigore, non giallo al colombiano. E quando Insigne (38’) non trova l’angolo su cross di Mertens e Zapata (45’) con lo stacco imperioso la butta ad un palmo dalla traversa, gli dei ci mettono del loro: mica ci si può svegliare a dieci dalla fine? E se il Parma sogna, lasciatelo in pace…

Fonte: Corriere dello Sport

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