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Britos: “Che brividi il San Paolo!”

Se prima eravamo in tre, adesso siamo in… Uno, solo uno. E’ rimasto Miguel Angel Britos Cabrera a rappresentare l’Uruguay dopo la partenza di Cavani e Gargano. Solo soletto, ma impegnato a cacciar conferme (oltre che nell’amata pesca), per far sì che la sua avventura colorata d’azzurro possa perpetuarsi nel tempo. Ci tiene, e molto. Vorrebbe conquistare tutti in maniera definitiva: dal tecnico naturalmente (che gli ha accordato fiducia piena nel prologo di campionato), ma anche assicurarsi il consenso generale, quello dei tifosi.

SFORTUNA – Ma, se esistesse la notte degli oscar per la “mala suerte” , lui finirebbe di certo sul podio dei premiati. Senza ombra di dubbio. Solo scampoli di azzurro per niente gustati nello spazio di due anni, due mesi e cinque giorni di Napoli. Nella seconda stagione con Mazzarri è andata un po’ meglio, poiché il colosso di Maldonado (un centinaio di km da Montevideo) era riuscito a raddoppiare il numero di presenze della prima (2011/12), totalizzandone 22 in campionato. Un’ancor breve rincorsa per la definitiva ripresa agonistica di un centrale dal dna sincero e pugnace, ma bersagliato dagli infortuni. E nemmeno di poco conto. Il primo, durante il trofeo Gamper di Barcellona, non appena indossata la casacca azzurra. Frattura al quinto metatarso del piede destro e stop di quattro mesi. Ora la tempesta pare finalmente passata, e Miguel Angel appare molto più rilassato. «Siamo partiti molto bene e siamo sulla buona strada. Ma dobbiamo migliorare ancora in alcuni aspetti» , ecco il Britos titolare di retroguardia che si confida a Radio Goal (Kiss Kiss).

DIFFERENZE – Lucida la sua analisi, anche nell’autocritica: «A Verona anch’io ho fatto qualche errore che va subito corretto. Mazzarri e Benitez sono due allenatori molto diversi. Il primo predilige il gioco sugli esterni e i lanci lunghi, il secondo antepone il possesso palla e preferisce le vie centrali» . E poi, a 360 gradi: «Con Mazzarri ho lavorato tanto e credo di essere molto migliorato. Giocare a quattro è molto diverso rispetto al modulo a tre. Io sono nato come centrale nella difesa a quattro, dove non segui l’uomo ma chi entra nella tua zona. Giocare con Albiol è tanta roba. E’ un grande campione e si esprime con tranquillità. Reputo anch’io che sia più facile per i destri sostituire un mancino sulla sinistra. I destri usano meglio l’altro piede, non così ad esempio i Robben, Messi ed Ozil. Per lo scudetto non sarà lotta a due, includerei anche le ben attrezzate Roma e Fiorentina» .
NAPOLI – «Per giocare a Napoli bisogna avere spalle larghe, ma è un’emozione unica. Non vedo l’ora di iniziare la Champions: sarà un girone difficile ma equilibrato. Due anni fa l’ho vissuta in tribuna. Mi ha colpito molto Higuain fra i compagni. E’ molto forte e sta ritrovando la forma ottimale. E’ diverso dal Matador, ma gli auguro che faccia più gol. I Mondiali? Ormai ho smesso di sperarci. Credo che Tabarez abbia già deciso, ha la “capa tosta” (sorriso). E’ rimasto poco tempo per convincerlo» . Ma ce n’è diverso per convincere chi ha già cominciato a credere in lui e, nel caso, anche i più diffidenti.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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