I conti tornano, eccome: e dall’attacco alla difesa, è un festival nel quale immergersi. Pescara 0, Napoli 3: la dodicesima partita senza subire gol, la dimostrazione lampante che là dietro c’è del buono, la serenità ritrovata – dopo il mezzo choc con il Cagliari – la padronanza di se stessi, la capacità di assorbire delusioni passeggere e di chiudere con la ceralacca la Champions.
Britos, cosa vi serve ancora?
«La vittoria con l’Inter. E’ quella la partita decisiva: vincerla, tenere il Milan e anche la Fiorentina a distanza ragguardevole, finirebbe per darci praticamente la certezza del secondo posto. Perché poi rimontarci, eventualmente, richiederebbe veramente un’impresa».
Pescara cosa vi lascia dentro?
«Ulteriori certezze. La consapevolezza di saper far bene sempre, anche senza Cavani, che resta comunque un giocatore di livello elevatissimo. E poi la coscienza di voler lanciare un messaggio forte a chi ci insegue: noi non molliamo, non ci adagiamo sugli allori, lottiamo sino all’ultimo secondo e contro qualsiasi avversario».
Al di là della scaramanzia, ormai siete quasi tra le grandi stelle europee…
«Diciamo che sentiamo la Champions assai più vicina. Ma lo diciamo sotto voce. Questi erano tre punti importanti, in un match in cui avevamo soltanto da perdere. E siamo stati bravi a vincere».
Rimpianti ne restano, a questo punto della stagione?
«Non so se è il caso di tornarci sopra: è però indiscutibile che abbiamo sprecato alcune occasioni. Ci sono state gare che sulla gara sembravano agevoli e ci sono costate carissimo. Il paradosso è proprio questo: non aver sfruttato le chanches contro alcune piccole. Ma direi che stiamo facendo egualmente un grosso, un grossissimo campionato».
Ingredienti per lo scudetto?
«Qualche risultato sporco in più. Magari un pizzico di buona sorte. E comunque maggior continuità».
Vittoria in scioltezza, pur in assenza del calciatore più rappresentativo, quello che fa la differenza.
«Questo conferma che il gruppo sa reagire anche nelle condizioni meno agevoli. Edi è un grande attaccante, il Napoli aveva bisogno però di ribadire che, quando non c’è lui, sa creare tanto, sa giocare bene e sa pure segnare tanto. Però, ricordiamoci quanto vale el matador».
Il calendario del prossimo mese non sembra impossibile.
«Due gare in casa e due fuori: per noi saranno quattro autentiche finali. La svolta la possiamo imprimere tra sette giorni al san Paolo, contro l’Inter: batterla potrebbe lanciarci in Champions non aritmeticamente ma con una certezza quasi assoluta. Però sappiamo che non sarà semplice: quei sei punti che ci servono, li vogliamo fare in fretta; e davanti ai nostri tifosi, al cospetto di una grande, i prossimo tre avrebbero un gran bel sapore».
Il calcio è gioco di squadra, ma uscire da un match con la porta inviolata dà piacere…
«Io sto ancora pensando, invece, a quel gol che ho sbagliato. Sono andato a colpire in assoluta tranquillità, forse troppa. Ho avuto l’impressione che potessi farcela. Però va bene egualmente».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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