Squalificato per omessa denuncia, Conte lascerà la tribuna il 9 dicembre: quella domenica sarà un allenatore «libero» e potrà sedere in panchina a Palermo. Dagli spalti dello stadio di Pechino ha assistito al secondo successo della sua gestione, la Supercoppa conquistata l’11 agosto letteralmente ai danni del Napoli, che si sentì maltrattato dall’arbitro Mazzoleni e dai suoi collaboratori, commettendo però l’errore di non presentarsi sul podio per la premiazione: la rabbia non doveva arrivare a tal punto, anche perché non c’era bisogno di un plateale gesto per sottolineare quanto era accaduto.
Le strade della Juve e di Mazzoleni (a cui il designatore Braschi non attribuì alcuna colpa, scegliendolo per la prima partita di campionato Fiorentina-Udinese) si sono nuovamente incrociate a Siena e vi sono state proteste per la mancata espulsione di Chiellini per doppia ammonizione. Poche ore dopo, al San Paolo, è stato Doveri ad ignorare il braccio disteso dall’udinese Pinzi in area sul cross di Hamsik.
Comincia la settimana più lunga, quella che porterà il Napoli allo Juventus Stadium per la sfida scudetto con i bianconeri, sconfitti da una sola squadra e una sola volta da quando li guida Conte. La squadra è appunto quella di Mazzarri, che vinse per 2-0 la finale della Coppa Italia a Roma. Dal 20 maggio al 20 ottobre, cinque mesi nei quali gli azzurri sono ulteriormente cresciuti, a dispetto della cessione di Lavezzi al Paris St. Germain e i campioni d’Italia hanno mantenuto il loro passo spietato, pur avendo perso – almeno per i 90′ delle partite – il loro allenatore. Non vi sono più i fuoriclasse del fischietto e il mondo arbitrale è lacerato in questi giorni dallo scontro per la guida dell’Aia tra Nicchi, presidente uscente, e Boggi, l’ex internazionale di Salerno che ha lanciato accuse pesanti al rivale e ha presentato esposti alla Procura federale. Ma è opportuno che in questa lunga settimana vi sia un’accurata riflessione da parte di Braschi, oltre che del Palazzo, sull’arbitro da designare per Juve-Napoli. Non è una finale, questi 90 minuti non assegneranno lo scudetto, però gli azzurri hanno il diritto di essere tutelati come non è accaduto a Pechino. La Juve ancora senza Conte – che ritroverà in panchina Angelo Alessio, il tecnico in seconda che grazie al Tnas si è visto ridotta la squalifica da sei a due mesi – è una squadra forte in tecnica, tattica, corsa e personalità: non ha bisogno di essere sostenuta. Il Napoli giocherà a viso aperto con il suo ritmo altissimo e i suoi campioni che dovrebbero essere ancora più caricati nello Juventus Stadium, che sembra trasmettere un’energia particolare ai bianconeri. Il capocannoniere Cavani, reduce dallo sforzo fisico con l’Uruguay nel girone di qualificazione ai Mondiali (domani sera giocherà ai 3640 metri di La Paz), è il più atteso. Era il top player ideale per l’attacco della Juve, però De Laurentiis si è mosso con tempismo per rinnovare il contratto, contando sull’ampia disponibilità di un giocatore che sempre più incarna lo spirito della squadra. Cavani e il Napoli hanno classe, cuore e corsa e sentono di poter ripetere l’impresa del 1986, quel trionfo nel vecchio Comunale di Torino che diede a Maradona e ai suoi fratelli la spinta verso lo scudetto.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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