Sassi lanciati ad altezza d’uomo, e poi spranghe, assi strappate da bancali di legno, e infine una pioggia di bottiglie di vetro. Più di dieci minuti di violentissimi scontri tra ultrà nella zona del centro di Nocera, tra via Barbarulo e corso Garibaldi e poi tra teppisti rossoneri, poliziotti e carabinieri.
Scene da guerriglia urbana, con auto distrutte e commercianti che hanno chiuso i negozi per timore di essere ulteriormente danneggiati. Sono stati il prologo di un derby segnato da incidenti che hanno provocato il lieve ferimento di un giovane medicato nel vicino ospedale e subito dimesso. Almeno cinque i contusi che non si sono fatti, però, medicare e tanta paura: soprattutto per due gruppi di tifosi della Juve Stabia (c’era anche un bambino di otto anni, illeso) assaliti all’uscita dell’autostrada A3 da una ventina di facinorosi ultrà della Nocerina, allontanati poi dalle forze dell’ordine senza essere identificati.
Piero Braglia, l’allenatore della Juve Stabia, parte proprio da questi scontri prima di commentare la splendida vittoria:
«Sono dei delinquenti e sono poche decine. Vi prego di distinguerli e di non confonderli dal resto della splendida tifoseria presente allo stadio. È stato un bel derby anche sugli spalti».
Braglia ha l’inferno dentro di sé ma è bravissimo a dissimularlo, riuscendo ad apparire la persona più serena del mondo. Oppure è davvero così, dentro e fuori, uno zucchero d’uomo che non viene scalfito e travolto dal successo al San Francesco, il terzo consecutivo per la sua formazione che sembra aver imboccato la strada della continuità.
«Un successo frutto della nostra mentalità vincente, giochiamo bene e ci va tutto bene, la ricetta è facile. I ragazzi hanno disputato una gara proprio come piace a me quello. Con il cuore, ma non solo: hanno lottato e si sono aiutati continuamente. Prima non eravamo una squadra: ora lo siamo diventati perché abbiamo preso coscienza che le partite si possono vincere anche in serie B e non solo in Lega Pro».
Già pensa alla prossima sfida quella in programma domenica contro l’Ascoli di Castori:
«Per forza, vorrei fare punti anche domenica prossima: qui se non vinco ogni volta qualcuno c’è chi mi fa le faccine e parla di cacciarmi via. Ma con l’Ascoli non sarà facile, perché loro fuori casa sono molto pericolosi».
Gaetano Auteri, il tecnico della Nocerina, è fiero ed orgoglioso: proprio non sa che cosa significa vincere in casa.
«Troppi gli errori che abbiamo commesso e ognuno c’è costato un gol. Sono stati dei colpi micidiali, soprattutto per come sono venuti: delle disattenzioni puerili ed infantili, roba che ci ha messo ko. La Juve Stabia? Ne ha approfittato e ha fatto bene. Ma la partita l’abbiamo buttata via noi».
Entra nei dettagli della partita, l’allenatore rossonero:
«Ogni volta che abbiamo preso gol avevamo la difesa schierata. Mi chiedo: come si può fare? Lo so, non siamo al massimo. Del Prete, ad esempio, è stanco. Ma non solo lui: e così abbiamo perso lucidità con il passare dei minuti. Purtroppo poi non è che abbia grande soluzioni alternative. Ma sono tranquillo e lo dico a tutti: la Nocerina si salverà».
Un messaggio chiaro, in una serata di sconforto, per la Nocerina si tratta della terza sconfitta al «San Francesco» in quattro partite: «Ma questo derby non meritavamo di perderlo. Dovevamo almeno uscire dal campo con un punto e sfido chiunque a sconfessarmi. In difesa mancano anche dei calciatori che assicurano fisicità». Il pensiero è già rivolto alla prossima partita, quella in trasferta contro il Gubbio di Pecchia che ha strappato un prezioso pari a Brescia.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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