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Braglia: «Juve Stabia, a Firenze per l’impresa»

L’allenatore: «Cercheremo di ribaltare un pronostico che sembra già scritto»

C’era una volta la Juve Stabia. Quella di Musella e Lunerti, di Amodio e Celestini, quella che agli inizi degli anni ’90 deliziava il Menti con il sogno di una promozione in B sfiorato solo nella finalissima play-off al San Paolo contro la Salernitana. E c’era la Fiorentina. Quella di Carobbi, Baiano e Batistuta, appena retrocessa tra i cadetti. E un coro, quel «presidente portaci a Firenze» indirizzato a Roberto Fiore dagli ultras stabiesi, che agognavano a sedersi al tavolo del calcio che conta.
C’era una volta… Ma nel giorno più lungo Castellammare si risveglia con quel sogno che è diventato realtà. Sfidare la Fiorentina, a Firenze, nello stadio che i più anziani (molti ci tornano oggi) ricordano per le imprese di Cereseto, che con la sua doppietta, negli anni ’50, regalava la prima, storica promozione in B. Castellammare si risveglia e sarà un vero e proprio esodo, 2500 gli stabiesi, uno sciame che seguirà la truppa di Piero Braglia nell’incontro che segnerà, al di là del risultato, una stagione a dir poco entusiasmante.
Tanti gli incroci della vigilia di Fiorentina-Juve Stabia. Dall’ex di lusso, il tecnico stabiese, che in viola giocò dal ’76 al ’78, all’aeroplanino Montella, che nelle sue interviste ricorda il Menti come palcoscenico del gol più bello segnato in carriera, una sforbiciata sotto la curva San Marco con la maglia dell’Empoli. In gialloblu oggi un viola mancato di ieri, il diesse Di Somma, che rinunciò alla Fiorentina per restare capitano dell’Avellino in serie A negli anni ’80. A Castellammare, infine, ha giocato nel ’60 Giuseppe, il suocero di Luca Toni, papà di Marta Cecchetto, che ancora oggi prova brividi di fronte alla maglia gialloblu. Gli ingredienti per una notte speciale ci sono tutti, e se Montella punta tutto sulla coppa Italia: «È una competizione cui teniamo parecchio, non la snobberemo, l’obiettivo è passare il turno», non gli è da meno Piero Braglia che, a quattro giorni dal suo «la coppa è una rottura di scatole», affievolisce i toni con l’ottimismo da buon toscanaccio: «Non andremo in campo per perdere o fare una scampagnata – ha detto – faremo di tutto per provare a sovvertire un responso che sembra già scritto». Lui che alla Fiorentina tiene sul serio: «Sono tifoso dei viola da sempre», proverà a fare lo sgambetto alla truppa di Montella, puntando soprattutto sulle motivazioni che una gara del genere può dare, cercando magari di ripetere l’exploit del 18 agosto, quando al Menti, a lasciarci le penne fu la Sampdoria di Ferrara e Maxi Lopez.
Recupera quasi tutti gli effettivi, la Juve Stabia. Restano a casa Zito e Figliomeni, infortunati, e la sensazione è che alla fine Braglia varerà una squadra spavalda, senza fare catenaccio, ma per giocare a viso aperto. Torna tra i pali Seculin, che con la Primavera della Fiorentina ha vinto una coppa Italia, davanti a lui la difesa a quattro con Baldanzeddu, Maury, Scognamiglio e Gorzegno. A centrocampo gli altri due ex viola, Acosty ed Agyei, uno esterno, l’altro centrale, con Mezavilla ed Erpen. In avanti largo all’attesa coppia Cellini-Bruno, quella meglio assemblata per esperienza e caratteristiche. In casa viola non ci saranno Jovetic, Aquilani e Toni infortunati. Montella conferma il 3-5-2, ma sembra intenzionato a fare turnover. Neto titolare tra i pali, davanti a lui Gonzalo Rodriguez, Tomovic e Hegazy. Centrocampo folto con Cassani, Migliaccio, Pizarro, Romulo, Llama; attacco affidato a Lijajic, El Hamdaoui. In campo alle 21, in palio gli ottavi con l’Udinese.

Fonte: Gaetano D’Onofrio per Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

 

 

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