SWANSEA – Il volo verso la libertà è cominciato proprio al Liberty Stadium: «Sei gol in tre mesi, la promozione in Premiership, Brendan Rodgers in panchina». Fabio Borini ricorda con entusiasmo la breve esperienza allo Swansea, l’ostacolo del Napoli in Europa League. Era al Chelsea, finì in Galles in prestito. Funzionò. E quell’aspetto britannico del calcio gli è rimasto dentro, tanto da consigliargli il rientro in Premiership dopo un anno positivo alla Roma: «Qui mi sento più libero. La gente vede il gioco come me. I colleghi anche. Quando sei in campo dai tutto, fuori ti rilassi. Sono felice» . I risultati si vedono adesso, in un’altra stagione vissuta in prestito dal Liverpool al Sunderland: Prandelli lo richiamerà in Nazionale per l’amichevole del 5 marzo in Spagna. Manca da un anno e mezzo: Italia-Malta dell’11 settembre 2012. Bentornato.
Borini, che atmosfera troverà il Napoli a Swansea?
«Lo stadio è splendido. Piccolo, ma tra i più belli di tutta la Gran Bretagna. L’ambiente poi sarà caldo. I gallesi sono grandi appassionati di sport. Non solo di calcio. Lì va molto anche il rugby».
La squadra com’è?
«Tecnica. Rodgers (oggi a Liverpool, ndr) ha portato una mentalità propositiva, basata sul possesso palla, che poi è stata mantenuta da chi è venuto dopo».
Però il miglior Napoli non dovrebbe avere problemi a passare il turno.
«Sicuramente il Napoli è favorito perché ha una rosa più ricca. Ma attenzione. Non è mai semplice affrontare una squadra del campionato inglese. Non solo per l’atmosfera ma anche per l’intensità delle partite. Loro vanno sempre a mille».
Perché ha scelto il Sunderland, che sta lottando per non retrocedere?
«Perché ho capito che al Liverpool avrei avuto poco spazio. E dopo una stagione tribolata avevo bisogno di giocare con continuità per andare al Mondiale».
Prandelli sta per farle arrivare la convocazione.
«Lo spero. Ci ho sempre sperato. Sarebbe bellissimo tornare in maglia azzurra. La possibilità esiste, proverò a mettere in difficoltà il ct».
Certo, Sunderland non è il paradiso…
«Ma io vivo a Newcastle, che è molto vicina ed è piacevolissima. Inoltre, nello spogliatoio del Sunderland ci sono tanti italiani: da Dossena a Mannone fino a Giaccherini. Prima c’era anche Di Canio. Mi sono sentito subito a casa».
Ma Di Canio è stato cacciato. Ed è arrivato Poyet.
«Uomo diretto, franco. Lo ammiro. All’inizio mi ha convocato nel suo ufficio e mi ha detto: “Sei bravo, ti alleni bene, ma non giochi. Non so perché. E’ così. Tu continua a lavorare”. Gli ho dato retta e ho conquistato il posto, togliendomi anche delle soddisfazioni».
Tre gol in Premiership, di cui due proprio nei derby con il Newcastle, e due in Coppa di Lega, uno dei quali contro il Manchester United.
«E il 2 marzo abbiamo la finale a Wembley contro il City. Una bella vetrina, un’emozione forte».
Si diceva che a Roma non avesse legato con i compagni.
«Falso. Ho solo una visione diversa del calcio rispetto ai colleghi italiani. Non sono andato a una cena di gruppo ed è scoppiato un caso. Ma non ho mai litigato con nessuno. E anzi, se parlo di Roma alla mia ragazza mi vengono gli occhi lucidi. E’ stato l’anno migliore della mia carriera, ho lasciato lì un pezzo di cuore».
Perché andare via allora?
«Era la soluzione migliore. Potevo giocare nel Liverpool, dove Rodgers spingeva molto per avermi, e ho sentito che sarebbe stato un passo in avanti per la mia carriera. Anche la società è stata d’accordo nel concludere l’operazione».
La Roma può vincere lo scudetto?
«E’ presto per dirlo, mancano molte partite alla fine del campionato. Però fossi un giocatore della Juventus non sarei così tranquillo».
La Roma di oggi è molto più forte di quella di Borini.
«Beh, vedo che il famoso progetto comincia a raccogliere qualche risultato. Visti i tanti cambiamenti, era fisiologico un periodo di costruzione. Il club ha fatto acquisti importanti, a cominciare da Strootman che ho avuto come avversario all’Europeo Under 21, e si è rafforzato. Si sono create le basi per un grande futuro».
E’ meglio giocare con Totti o con Suarez?
«Non rispondo. Di sicuro Suarez è un indomabile, un attaccante che non molla mai. Mi piacerebbe batterlo al Mondiale».
E Totti?
«Una leggenda».
fonte: Corriere dello Sport
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