Giampiero Boniperti ha sulle sua spalle una storia irripetibile. Una storia di passione e talento. Da giocatore, 444 partite e 178 gol: ha chiuso nel 1961 con cinque scudetti. Da presidente, la sua Juventus ne ha conquistati nove e ha assunto una dimensione internazionale vincendo tutte le coppe europee e l’Intercontinentale. Tra campo e scrivania «ha giocato» 1458 gare, un numero difficile da immaginare anche dal più fantasioso dei bambini. Quando dici Juve c’è poco da fare: dici Boniperti.
Presidente, a quanti Juve-Napoli ha preso parte?
«Una infinità. Ma le sfide sul Vomero, con il presidente Lauro che urlava qualsiasi cosa per infuocare il pubblico napoletano contro di noi, sono dei ricordi incancellabili. Poi sono venuto al San Paolo, ma era diverso: uno stadio moderno. Lì ’ncopp ’o Vommer c’era un atmosfera unica: la gente a bordo campo e sentivi persino quello che si dicevano tra di loro».
Erano anni in cui vincevate spesso…
«Noi eravamo forti, c’erano Hansen, Praest, Sivori e Charles. Ma pure il Napoli: aveva il grande Jeppson, una forza della natura. E poi tra gli azzurri c’era anche uno dei miei più cari amici: il terzino Comaschi. Quando venivo giù mi portava in giro per la città».
Da presidente non ha visto mai una partita per intero. Guarderà tutta Juve-Napoli?
«No. Non ho mai perso quell’abitudine. Proprio non ce la faccio. E di certo non cambio abitudine domenica, anche se so che sarà una gara molto spettacolare».
Di chi sono i meriti maggiori di questo Napoli?
«Senza dubbio di Aurelio De Laurentiis… È un personaggio fantastico, ogni volta che parla sembra un attore. Non dice mai nulla a vanvera, ha la battuta pronta ed è di una personalità spaventosa».
Da ex presidente: che cosa ha De Laurentiis che più le piace?
«La sue estrosità. È brillante, ha il fiuto per gli affari. Non credo che sia facile trattare con lui».
Come non lo era con lei?
«Però di affari al Napoli ne ha fatti fare tanti».
Lo fece di più lei a prendere Zoff o il Napoli a prendere Sivori?
«Beh, Omar era grande, grandissimo. Strafottente. Provocatore. Menava, le dava, le prendeva. Il Napoli il primo scudetto doveva vincerlo con Sivori. Però io prendendo Zoff devo ammettere che per quasi 20 anni non ho dovuto pensare al portiere…».
Da ex giocatore: scelga un giocatori simbolo di questo Napoli?
«Degli azzurri mi piace molto Higuain. Lo volevano anche qui alla Juventus: gli argentini devono vivere qualcosa di magico lì a Napoli. Higuain, Sivori, Maradona…».
Già, Diego però lo ha comprato per primo lei?
«È vero. Era la vigilia del mondiale ’82 e volai in Argentina perché proprio Sivori me lo aveva segnalato, Chiusi l’affare, costava tanto ma l’Avvocato Agnelli lo avrei convinto. Solo che allora la Federazione doveva dare l’ok al trasferimento di un calciatore in Europa e il presidente dell’Afa disse che non poteva darmelo. E saltò tutto».
Meno male…
«È vero. Maradona a Napoli ha fatto cose straordinarie. Era una squadra fortissima, quasi imbattibile».
Se lo aspettava un Conte così capace su tutti i fronti?
«Ha dato gioco, motivazione, orgoglio: d’altronde è un uomo del Sud. E poi capisce tanto di calcio».
Lei di scudetti juventini ne ha vinti 14. Quanto è complicato vincerne tre di seguito?
«Tantissimo. Io infatti non vi sono mai riuscito: questione di stimoli. A un certo punto vengono meno».
Dunque, sarà difficile anche per questa Juve?
«Lo sarà. E se non lo vincerà la Juventus spero proprio che sia il Napoli a vincere il titolo».
La sua ultima gara in nazionale, a Napoli, nel ’60. La ricorda?
«Contro l’Austria. Anche quel pomeriggio, una grande emozione. Feci gol e la gente mi applaudì: i napoletani mi hanno sempre rispettato».
Le piace il gioco di Benitez?
«Molto. Ma il mio preferito resta sempre Trapattoni»
Fonte: Il Mattino.
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